Situazione attuale

Dal report di gennaio della ONG Aegean Boat Report, che monitora la situazione degli arrivi via mare sulle isole greche, emerge che nel mese di gennaio gli arrivi sono diminuiti del 16,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

La ONG ha registrato anche a gennaio numerosi pushback, pratica illegale secondo il diritto internazionale. In particolare la ONG ha registrato 14 pushback messi in atto dalla Guardia Costiera greca, per un totale di 457 bambini, donne e uomini respinti mentre tentavano di raggiungere le isole greche. Lo stesso Report dichiara che queste pratiche avvengono dietro gli ordini del governo greco e senza reazioni da parte dell’Unione Europea.

La maggior parte dei richiedenti asilo non ha abbastanza conoscenze giuridiche sul funzionamento del processo di riconoscimento dello Status di rifugiato e quindi fatica a far valere i propri Diritti.

Inoltre continuano le difficoltà per le persone siriane di vedere accolta la loro domanda di protezione a causa della situazione politica molto precaria in Siria: l'attesa per le interviste si è allungata notevolmente, anche fino a 11 mesi.

Questo malessere generale è stato il motore per una protesta che si è svolta nei pressi del campo di Malakasa e di Schisto, organizzata spontaneamente dalle persone che soggiornano nel campo stesso.

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Situazione attuale

La notizia della caduta del regime di Assad in Siria ha colpito anche le persone in movimento siriane in Grecia, che temono di essere rimpatriate in seguito alla dichiarazione del Governo greco che assieme a altri Governi europei hanno sospeso l’esame della loro domanda d’asilo dopo sole 24 ore dalla fuga di Assad. Amnesty International ha denunciato la discriminazione intrinseca in questa politica temporanea: «La situazione in Siria è estremamente instabile. Cinque decenni di brutalità e repressione non possono essere superati dall’oggi al domani. I Paesi europei devono immediatamente revocare le decisioni di sospendere le domande di asilo dei siriani e respingere ogni proposta di rimpatrio o restrizione al ricongiungimento familiare».

L’ONG Aegean Boat Report ha registrato nel mese di dicembre 17 respingimenti illegali da parte della guardia costiera greca. Una buona parte di questi pushback sono stati realizzati lasciando le persone alla deriva su zattere di salvataggio. Proprio il 31 dicembre, appena prima della mezzanotte, l’equipaggio della guardia costiera greca ha bloccato a largo di Samos un’imbarcazione con a bordo una quarantina di persone di cui 23 bambini.

Anche il mese di dicembre è stato caratterizzato da diversi naufragi in tutto il Mediterraneo.

Le condizioni di vita delle persone che abitano nei campi profughi sulle isole e sulla terraferma sono ulteriormente peggiorate nel corso di questo mese.

L’arrivo della neve e di piogge frequenti porta a vivere situazioni di freddo e umidità costanti, unite al fatto che spesso entra acqua nei caravan e nelle tende. Molti abitanti lamentano che i sistemi di riscaldamento nei caravan non funzionano e in alcuni campi mancano perfino le coperte per i nuovi arrivati.

Anche la situazione sanitaria, aggravata dalle basse temperature, è stata allarmante nel mese di dicembre. La scarsa presenza di medici generali, la mancanza di medici specializzati e l’assenza di ONG di supporto sanitario durante le vacanze invernali hanno gettato le persone in una sensazione di solitudine e di abbandono.

Altri gravi problemi riguardano la presenza di topi e scarafaggi nei caravan e la qualità del cibo che viene distribuito all’interno dei campi. Molte persone riportano che gli alimenti hanno un pessimo odore e sembrano andati a male e talvolta sono infestati da vermi.

I tempi di attesa per l’elaborazione delle domande d’asilo continuano ad essere particolarmente lunghi, ad alcune persone viene dato appuntamento per l’udienza anche a distanza di dieci mesi.

Gli abitanti dei campi denunciano anche una scarsa collaborazione da parte degli uffici amministrativi all’interno delle strutture aperti, peraltro, solo poche ore al giorno. Alcuni richiedenti asilo hanno riportato anche episodi di razzismo da parte degli operatori dei campi, raccontando di essere trattati o come bambini o come animali.

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Situazione attuale

Stando ai dati del Ministero della Migrazione e dell’Asilo greco, quest’anno il Paese ha registrato un aumento del 30% dei flussi migratori verso le isole dell’Egeo. Anche novembre si è caratterizzato per un aumento degli sbarchi, principalmente sulle isole di Lesbo, Samos, Chio, Kos e Lero. Secondo quanto riportato dalla ONG Aegean Boat, nel corso di questo mese sono partite dalla costa turca 441 barche con oltre 13.000 persone a bordo. Meno della metà di queste sono arrivate sulle coste greche e sono state registrate ufficialmente. Le imbarcazioni che non giungono alle isole vengono quasi sempre bloccate dalla guardia costiera turca nonché, nel quinto dei casi, dalla guardia costiera greca. Nel solo mese di novembre, nel mar Egeo, la ONG Aegean Boat ha registrato 41 casi di respingimento da parte della guardia di costiera greca, che hanno riguardato più di 1.300 bambini, donne e uomini che cercavano di raggiungere l’Europa. Secondo il Diritto Internazionale, i pushback avvengono con un fermo in mare da parte delle forze di polizia, che lasciano poi alla deriva le imbarcazioni senza prestare loro il soccorso di cui avrebbero diritto.

Anche il Consiglio greco per i rifugiati (CGR) denuncia l’illegalità della pratica dei respingimenti attraverso il report “Ai confini dell’Europa: respingimenti in un clima di impunità” pubblicato nel mese di novembre.

Il 25 novembre, al largo delle coste dell’isola di Samos, è avvenuto un naufragio che ha causato la morte di 8 persone, di cui 6 bambini e 2 donne. Si stima che a bordo ci fossero un totale di 50 persone.

Continuano, come negli scorsi mesi, i trasferimenti delle persone richiedenti asilo dalle isole alla Grecia continentale. Il numero di questi si aggira attorno alle 4.000 persone al mese. Il 2024 si sta caratterizzando per una diminuzione della popolazione migrante sulle isole proprio per via di questi spostamenti.

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Situazione attuale

Ad ottobre ha fatto molto discutere il primo trasferimento di persone giunte in Italia al CPR in Albania. Per le 12 persone arrivate al centro di Gjader, però, il tribunale di Roma non ha convalidato i decreti di trattenimento, ritenendo Egitto e Bangladesh, Paesi d’origine delle persone trasferite, non sicuri e disponendo l’immediato rientro in Italia.

Anche i volontari e le volontarie hanno seguito la vicenda, nell’ottica di tenere monitorati tutti i Paesi percorsi dalla rotta balcanica e in generale le questioni che riguardano le persone in movimento verso l’Unione Europea e nei paesi dell’Unione Europea.

La vicenda ha fatto emergere tutti i problemi che numerose Associazioni italiane e internazionali avevano già espresso, sia di carattere legale che, soprattutto, di violazione dei Diritti Umani. La detenzione nei CPR in Albania, con l’obiettivo di rimpatriare le persone che non dovessero avere Diritto alla protezione, violerebbe il divieto di respingimento previsto dalla Convezione di Ginevra (nel caso venissero rimpatriate).

Per quanto riguarda il territorio greco, il Ministro per la Migrazione e l’Asilo ha dichiarato che gli sbarchi sulle isole sono notevolmente aumentati.

In particolare sono giunti diversi pescherecci dalla Libia sulle coste di Rodi e Creta, isole sulle quali non ci sono campi come sulle altre isole e dalle quali, quindi, le persone in movimento devono essere immediatamente trasferite in centri della Grecia continentale.

Anche l’ONG Aegean Boat Report conferma che gli arrivi sulle coste greche ad ottobre sono aumentati del 26% rispetto allo stesso mese del 2023: 6.594 sono le persone in movimento che hanno raggiunto la Grecia via mare questo mese.

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Situazione attuale

Nel mese di settembre, ad Atene, la condizione delle persone in movimento è stata segnata da episodi di violenza e abuso di potere da parte delle forze dell'ordine, suscitando forti proteste.

Il caso di Muhammad Kamran Ashiq, immigrato pakistano di 37 anni, trovato morto nella stazione di polizia di Agios Panteleimon, ha sollevato un’ondata di indignazione. Il Ministro della Polizia, Michalis Chrysohoidis, ha dichiarato che l'indagine sarà supervisionata dall’Ufficio del Difensore Civico greco "affinché non restino ombre sul caso".

Tuttavia, accade spesso che le indagini disciplinari contro la polizia non portino a conseguenze concrete. La stazione di Agios Panteleimon è già stata al centro di polemiche in passato per i legami con il partito neonazista Alba Dorata, responsabile di attacchi contro migranti nella zona. La famiglia di Ashiq e il gruppo attivista KEERFA denunciano che l'uomo sia stato vittima di torture in cinque diverse stazioni di polizia, con evidenti segni di abusi sul corpo.

A peggiorare ulteriormente il clima, pochi giorni dopo è stato ritrovato, impiccato nella stazione di polizia di Omonia, Mia Harizul, un immigrato del Bangladesh.

Anche questo tragico episodio ha sollevato forti preoccupazioni sull'abuso di potere e la mancanza di tutele per le persone in movimento ad Atene, evidenziando come la violenza e la repressione stiano diventando misure sistematiche.

Oltre ai gravi episodi di violenza sulla terraferma, persistono i respingimenti in mare, che sottolineano i pericoli costanti affrontati dalle persone in movimento nel tentativo di raggiungere l'Europa. Il 30 settembre, al largo dell'isola greca di Samos, un'imbarcazione con almeno 30 migranti è affondata vicino alle coste rocciose di Agios Isidoros.

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