GRECIA


Situazione attuale

E’ con grande piacere che anche l’equipe Grecia inizia, con il mese di maggio, la redazione dei Report mensili di Operazione Colomba, per raccontare, denunciare, condividere il nostro essere accanto alle persone in movimento.
In Grecia la vita delle persone in movimento significa soprattutto marginalizzazione e attesa. La marginalità è evidente già nelle città, da cui sono estromessi anche i soggetti vulnerabili dopo la chiusura del progetto ESTIA. Questo processo continua poi nei campi, tipicamente situati in aree industriali lontane dai centri abitati, dove l'accesso delle associazioni è ostacolato da una procedura di registrazione ministeriale altamente discrezionale.
La perenne attesa, senza certezze né prospettive, è una forma di violenza che investe sistematicamente la vita di queste persone. Per questo, i volontari scelgono di vivere questa attesa al fianco delle persone in movimento.
Il 19 maggio il New York Times ha diffuso un video nel quale viene mostrata un’operazione di pushback effettuata sull’isola di Lesbo: un gruppo di persone, tra cui anche dei bambini, viene prelevato da un furgone, trasferito su un gommone fino a una imbarcazione della Guardia Costiera e successivamente abbandonato in mare su una zattera di salvataggio priva di motore. Nonostante l’eco mediatica creata dalla pubblicazione del video e le ampie evidenze relative alle 20.000 persone respinte dalla Grecia negli ultimi 3 anni, a Bruxelles non si è parlato né di avviare una procedura di infrazione a carico della Grecia né di modificare i piani di finanziamento delle sue politiche migratorie, definite da Mitsotakis “tough but fair”.
Le elezioni parlamentari del 22 maggio hanno inoltre confermato la vittoria del partito Nuova Democrazia del Primo Ministro uscente Mitsotakis, col 40,8% dei voti; il 25 giugno si svolgerà il secondo turno delle elezioni, che con estrema probabilità gli garantirà la maggioranza assoluta in Parlamento.
In riferimento al sistema di accoglienza dei richiedenti asilo sul territorio, continua il processo di adozione del Closed Controlled Access Center (CCAC) come modello generale, già sperimentato nei campi di Samos, Leros e Kos, interamente finanziati dall'Unione Europea.
Si tratta di strutture di tipo carcerario, dove allo scarso accesso alle cure mediche ed ai servizi essenziali si accompagnano l'isolamento e un alto livello di sorveglianza, con pesanti ricadute sulla salute mentale delle persone confinate.
La (estremamente limitata) libertà di movimento è condizionata al possesso della tessera magnetica del centro e alle condizioni stabilite dal direttore dello stesso. Ne consegue che, nel passaggio dai campi esistenti ai CCAC, il mancato rilascio della tessera potrebbe tradursi in una detenzione di fatto per chi aspetti la registrazione della domanda di asilo o abbia ricevuto uno o più rigetti.

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