Fin dall’inizio della guerra in Ucraina abbiamo vissuto, insieme a chi fuggiva dai bombardamenti, prima a Leopoli e Odessa, poi nei rifugi sotterranei di Mykolaïv; ora sul fronte a Kherson.
Da questa vita con le persone, che rispondono alla guerra con la solidarietà e si fanno coraggio vivendo insieme, sono nate le parole e la musica di questa canzone.

Sono partita per provare a dare una risposta concreta di Pace alla guerra.
Qui i ragazzi dopo più di un anno sono stufi: stavano resistendo e cercando una strada diversa ma si stanno arrendendo, pensano non stia funzionando, non vedono grandi risultati e credono che ormai l'unica cosa da fare sia arruolarsi.
Combattere, così che la guerra finisca il prima possibile o solo per evitare che si crei in loro un senso di inutilità.
Allora anche io mi sono chiesta ancora quale fosse il passo successivo, come aiutarli a non arrendersi.
Quale passo concreto possono fare contro la guerra?
In realtà lo stanno già facendo, stanno facendo grandi passi contro la violenza, ma bisogna dirglielo!
Il pezzo che manca è il mio.
Le cose noi da soli non le vediamo, sono gli altri che ci fanno vedere.
Io devo raccontare la loro vita, e dire anche a loro che lo vedo, che la loro resistenza è il grande grido che vogliono vivere e non vogliono la guerra.
Loro stanno vivendo e non combattendo con le armi, e questo è giusto!
Loro vivono condividendo quel poco che hanno nei loro villaggi distrutti.
Loro la Pace la stanno cercando, anzi l'hanno già creata, la stanno vivendo.

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Vika ha 18 anni, l'abbiamo conosciuta circa due mesi fa alla comunità di Mykolaiv dove viviamo. È arrivata da Kherson con sua mamma e questa è una sua breve intervista.

Ci svegliamo verso le 8.30 e dopo una rapida colazione io e Arianna decidiamo di  andare a sgranchirci le gambe facendo un rapida passeggiata nei dintorni del centro.
Sono solo le 9 del mattino ma il sole scalda i nostri corpi ancora intorpiditi.
Ci scambiamo qualche parola ma camminiamo in silenzio.
Osservo quello che mi circonda: un benzinaio, un mendicante fuori da un supermercato, alti alberi ai bordi delle strade che creano una piacevole ombra.
Arriviamo ad un parco, in lontananza giochi per bambini sono separati da noi da un complesso sistema di trincee.
L’erba, che a maggio cresce alta velocemente, mi inganna e nasconde ciò che forse non avrei voluto vedere: un parco cittadino trasformato in un campo di guerra.
Seguo Arianna e mi infilo in stretti cunicoli scavati nel terreno, sento brividi percorrermi tutto il corpo.
Erano pronti a tutto quando il fronte era solo ad una decina di kilometri da qui: a combattere per difendere anche solo un isolato della loro città.
Il mio corpo non capisce, non accetta.
Risaliamo in superficie.
Un bambino scende sorridendo dallo scivolo.

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Sono arrivato in Ucraina a Mykolaiv esattamente 2 settimane fa.
Ricordo che appena arrivato da un lungo viaggio di circa 15 ore, desideravo buttarmi su un divano o un letto per riposarmi un po’ e recuperare le energie.
Invece appena entrato nel centro che mi avrebbe ospitato per un mese, mi hanno chiesto di dare una mano per la distribuzione di beni di prima necessità.
Là fuori, una lunga fila di persone anziane, donne con bambini, giovani e alcune persone con disabilità, aspettavano pazientemente.
Dopo neanche un’ora di distribuzione, sento suonare per la prima volta nella mia vita la sirena antiaerea. Immediatamente mi irrigidisco e cerco di capire cosa bisogna fare in questi casi, Carla, una volontaria che è venuta per vari periodi qui a Mykolaiv con Operazione Colomba, mi spiega che le scale per il rifugio sono esattamente dietro di noi e che la distribuzione solitamente continua poiché dopo diversi minuti dovrebbe cessare l'allarme grazie alla contraerea rinforzata che (si spera) faccia il suo lavoro neutralizzando il razzo in volo.
In ogni caso è bene tenere d’occhio il rifugio più vicino e non abbassare mai la guardia.
Dopo questo episodio, durante le poche uscite che ho fatto per la città con gli altri volontari e soprattutto con i ragazzi e le ragazze di Mykolaiv, ho una sensazione strana.

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