Situazione attuale

Siria

Continuano indistintamente i crimini e le torture dei soldati Turchi al confine con la Siria. Dall’inizio del 2023 sono state accertate 11 vittime e 20 feriti. Un gruppo di otto persone, una volta passato il confine, è stato intercettato e torturato, causando la morte di un uomo e di un ragazzo. Cinque ore dopo, venivano riportati sommariamente in Siria insieme ai corpi delle due vittime.
Non sempre si tratta di tentativi di passare il confine, come nel caso di un uomo che è stato assassinato mentre lavorava nei campi.
L’inesorabile processo di normalizzazione delle relazioni diplomatiche del governo siriano con i principali interlocutori del Golfo continua senza remore. In questo ha influito la mancata opposizione a queste dinamiche degli attori che si dicono promotori dei diritti umani, come ad esempio gli Stati Uniti.

Libano

Nel vacuum istituzionale, i siriani che vivono nei campi profughi ci raccontano che le forze di sicurezza si stanno rendendo protagoniste di intimidazioni, abusi e violenze, colpendo diverse parti sociali che formano la composita popolazione del Libano.
I rifugiati siriani sono terrorizzati dai rastrellamenti e deportazioni in Siria che vedono coinvolte centinaia di persone. Durante il mese di aprile sono state più di 450 le deportazioni accertate. Le zone maggiormente interessate da queste operazioni sono la Valle della Bekaa, Aley, la costa a Nord di Beirut (Jounieh, Biblos e Batroun) e l’Akkar. Oltre alla pericolosità per le vite umane dei siriani, diversi sono i casi in cui non si ha più notizie delle persone.
La libertà di espressione è sotto attacco su più versanti. Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati ha emendato il suo regolamento prevedendo la richiesta di un permesso obbligatorio per qualsiasi avvocato che voglia partecipare a seminari, conferenze, discussioni, interviste e dichiarazioni alla stampa. Inoltre sono stati disposti provvedimenti disciplinari nei confronti di coloro che hanno mosso pubblicamente critiche, rischiando l’espulsione dall’Ordine e quindi l’impossibilità di esercitare la professione. Questa ulteriore limitazione si aggiunge alla spesso difficile attività legale che, specialmente quando si occupa di diritti e abusi, è sottoposta a pressioni, ostacoli e aggressioni personali.
Anche la stampa sta subendo diverse intimidazioni come nel caso di giornalisti che si occupano di temi sensibili. Sono in molti a raccontare la propria preoccupazione per la libertà di espressione e l’interesse pubblico.

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Situazione attuale

Siria

A inizio mese la World Bank ha dichiarato che il terremoto ha causato in Siria oltre 5.1 miliardi di dollari di danni fisici diretti.
Inoltre, intorno al 17 marzo, forti alluvioni hanno colpito alcune zone nel nord-ovest della Siria, creando ancora più danni oltre a quelli causati dal terremoto, e danneggiando le tende dei recenti sfollati e delle persone che vivevano in tenda già da anni.
Le difficoltà di accesso agli aiuti nelle aree del nord della Siria sono proseguite anche a marzo: l’8 marzo un numeroso convoglio di aiuti della Mezzaluna Rossa Siriana è rimasto bloccato per due giorni al confine con Saraqib, provincia di Idlib, prima di ricevere il permesso di ingresso da parte di tutte le parti politiche coinvolte.
A livello internazionale, con il terremoto si osserva una generale tendenza da parte di alcuni Paesi arabi a mostrare un interesse nel riallacciare e normalizzare i rapporti con il governo siriano. Su questa scia anche la Russia ha chiesto un incontro con rappresentanti di Siria, Turchia e Iran ma le autorità siriane hanno domandato l’uscita delle forze turche dal territorio siriano nel nord del Paese prima di sedersi al tavolo di dialogo con il governo turco. Dopo alcuni giorni la Russia ha dichiarato che questo meeting tra i vice ministri esteri dei quattro Paesi avverrà a inizio di aprile, con tutte le parti che si sono dichiarate d’accordo.
Contemporaneamente si sono registrati due attacchi delle forze israeliane sull’aeroporto di Aleppo, uno dei centri nevralgici delle distribuzioni di aiuti da dopo il terremoto, e un altro attacco aereo in un quartiere di Damasco storicamente non bersaglio bellico.

Libano

Il 6 marzo un gruppo di 38 Paesi, che vede come capofila l’Australia, ha rilasciato una dichiarazione congiunta allo UN Human Rights Council (HRC) chiedendo che sia fatta luce sull’esplosione nel porto di Beirut dell’agosto 2020, facendo presente al governo libanese la necessità di un’indagine indipendente e credibile.
Per il Libano, marzo è stato un mese di crisi nera dal punto di vista economico.
La BCL ha tentato alcune manovre finanziare per far riacquistare alla lira parte del suo originario valore pre-inflazione, insieme al tentativo anche di aggiornare gli stipendi dal 15% al 50% del valore di cambio effettivo della lira sul mercato reale. Queste manovre sembrano però misure palliative atte a rallentare di poco un deprezzamento che è in continua corsa: il Paese è stato definito come "il più colpito al mondo" dall'inflazione alimentare nel 2022.
La lira ha raggiunto i 140.000 LBP su 1$, con un declino del 35% ulteriore in un solo mese. 

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Situazione attuale

Siria

Il 6 febbraio la Siria insieme alla Turchia si sono svegliate nella notte per una scossa di terremoto con magnitudo 7.8 senza precedenti simili nel corso dell’ultimo secolo. L’area siriana più colpita è il nord-ovest del Paese nelle regioni di Aleppo e di Idlib. Dopo giorni in cui il numero delle vittime è aumentato ora dopo ora, la stima è arrivata a circa 6000 morti solo nel lato siriano. Quest’area è stata duramente colpita dai bombardamenti negli ultimi anni di guerra, e anche nei giorni successivi al sisma le forze russe e governative siriane hanno colpito aree densamente popolate nella regione di Idlib e Hama.
I primi aiuti umanitari sono riusciti ad avere accesso alle aree siriane colpite solo 3 giorni dopo il sisma
e in quantità estremamente contenuta, ufficialmente a causa dei danni riportati dalle infrastrutture di Bab al-Hawa, principale via di accesso dalla Turchia al nord-ovest siriano, anche se numerose ONG hanno denunciato la chiusura selettiva del valico per ragioni politiche che hanno prevalso sul poter salvare vite umane; il governo siriano ha chiesto a gran voce la sospensione delle sanzioni, ottenuta da parte degli USA per un periodo di 6 mesi, e l’ingresso degli aiuti umanitari esclusivamente da Damasco. Diverse ONG e attivisti locali hanno accusato il governo siriano di aver sottratto alle vittime del sisma buona parte degli aiuti: secondo alcune ONG locali il 13% degli aiuti entrati a Damasco ha raggiunto le zone terremotate. Parte di questi aiuti sono arrivati attraverso il Libano che ha aperto aeroporto e porti di Beirut e Tripoli per il loro ingresso sollevandoli da tasse doganali.
Molte persone sono state costrette a rifugiarsi in campi profughi improvvisati o a dormire nelle proprie auto per giorni, nonostante il freddo.
Un coordinatore dell’OCHA dell’ONU ha dichiarato che “con la Siria abbiamo fallito” per la lentezza e l’insufficienza di aiuti che hanno raggiunto le aree colpite. I passaggi di frontiera di Bab Al-Salam e Al Raee tra Turchia e Siria sono stati aperti dopo quasi dieci giorni.

Libano

Il terremoto registrato il 6 febbraio si è riverberato prepotentemente anche in Libano dove è stato avvertito fino a Beirut. Le zone che sono state investite in maniera preoccupante hanno interessato l’area del Nord, in particolare la città di Tripoli e la regione di Akkar. Oltre al panico che ha costretto la popolazione a restare in strada in più occasioni per precauzione, qui si sono dovuti affrontare diversi crolli per fortuna senza registrare conseguenze tragiche. Il sisma ha anche causato un picco nell’inflazione che ha visto salire tantissimo il valore del dollaro rispetto alla lira libanese, che in pochi giorni è passata da 50.000 LBP a 80.000 LBP.

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Situazione attuale

Siria

Continua l’impegno di normalizzazione da parte del regime che, dopo il vertice a Mosca con Russia e Turchia, ospita il Ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti in prospettiva di un riavvicinamento con uno degli Stati Arabi che aveva precedentemente appoggiato i ribelli che volevano rovesciare lo stesso regime. Dalla Turchia giunge la suggestione di includere anche l’Iran nei colloqui con Russia e Siria per discutere l’assetto per la stabilità del nord della Siria, di principale interesse per lo Stato confinante.

Nella zona di Idlib continuano i venerdì di protesta da parte della popolazione che invia un chiaro segnale di inamovibilità contro la cosiddetta “riconciliazione” delle zone che non sono sotto il controllo del regime. Qui la gente rimane tuttora bersaglio di bombardamenti da parte del regime e della Russia. Il suolo siriano si conferma teatro di bombardamenti da parte di Israele, come quello di inizio anno, all’aeroporto di Damasco, che ha causato vittime e la sua chiusura temporanea; secondo l’Osservatorio siriano per i Diritti Umani sono state prese di mira “posizioni di Hezbollah e di gruppi filo-iraniani nell’aeroporto e nei dintorni, compreso un deposito di armi”.

Libano

Nel mese di gennaio la tensione sociale è ulteriormente salita e diverse parti sociali della popolazione sono scese in strada ormai sfinite dall’onda lunga delle grandi questioni irrisolte del Paese.

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Situazione attuale

Siria

Nell’ultimo periodo la Siria ha conosciuto sviluppi che vedono, da una parte tentativi di normalizzazione diplomatica relativi a dinamiche regionali tra attori in prima linea nel conflitto, dall’altra accese proteste popolari antiregime diffuse in gran parte del Paese.
A Suwayda, nel sud del Paese, centinaia di manifestanti sono scesi in strada intonando slogan
antiregime che risuonavano durante le prime sollevazioni del 2011. Queste proteste sono molto simboliche perché accadono in un’area del Paese sotto il controllo del regime che è stata risparmiata dai feroci combattimenti. Qui il malcontento è il risultato di isolamento, povertà, corruzione, crisi energetica e insicurezza alimentare che colpisce la popolazione di tutta la Siria.
Sul versante diplomatico, i Ministri della difesa e i rispettivi vertici dei servizi di intelligence di Russia, Siria e Turchia si sono incontrati a Mosca,
la prima volta dall’inizio della guerra civile, nel tentativo di intavolare un processo di normalizzazione dell’assetto territoriale delle zone sotto occupazione Turca o delle milizie filoturche che lasciano presagire una restituzione delle suddette zone al regime di Assad.
La reazione popolare non si è fatta attendere, questa volta nelle aree rimaste sotto il controllo dei ribelli e dell’occupazione
turca. Qui, le bandiere della “Siria libera” hanno colorato le proteste e sollevazioni nella regione di Idlib e Aleppo ricordando che la rivoluzione esiste ancora e non vuole riconciliarsi col suo carnefice.

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