Situazione attuale

I primi giorni di settembre, Operazione Colomba ha accompagnato la Missione Umanitaria di SIZOCC (Solidarietà Interreligiosa in zone di conflitto in Colombia), che si è realizzata nella regione di Antioquia e, in particolare, nei municipi di Frontino e Dabeiba. Alla Missione hanno partecipato il Vescovo della Diocesi di Apartadò, Monsignor Torres, il Vescovo della Diocesi di Quibdò, Monsignor Barreto, il Vescovo Luterano di Colombia Atahualpa, le missionarie di Madre Laura, rappresentanti della Chiesa Presbiteriana, alcune organizzazioni sociali e l’organizzazione indigena di Antioquia. In accordo con il comunicato ripreso dalla Conferenza Episcopale Colombiana, la Missione ha constatato la presenza, nell’area visitata, di gruppi armati illegali come l’ELN e le AGC, responsabili di svariate violazioni del Diritto Internazionale Umanitario quali l’installazione di mine antiuomo, lo sfollamento, il confinamento, le minacce e gli omicidi selettivi nelle diverse comunità che abitano la zona.

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Situazione attuale

Da diversi mesi le manifestazioni di protesta continuano, con cadenza regolare, in varie città del Paese, contro la riforma tributaria e non solo. La Personeria di Bogotà (organismo di controllo e vigilanza sui diversi enti territoriali, incaricata della difesa e protezione dei Diritti Umani) ha denunciato varie irregolarità nelle modalità di azione dell’ESMAD (forze speciali antisommossa), durante le proteste di fine agosto. Durante la visita in Colombia, Monsignor Duffé (Segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale) ha dichiarato che le manifestazioni sono state “un’espressione di disperazione, un chiaro “no” per le troppe disuguaglianze politiche ed economiche, per la troppa corruzione e violenza contro i poveri, per il troppo disprezzo contro i giovani, i lavoratori e i rappresentanti della società civile”.
Non è meno grave la situazione in varie zone rurali del Paese in cui la presenza di diversi gruppi armati illegali determina condizioni di grande vulnerabilità per la popolazione civile, costringendo allo sfollamento forzato migliaia di persone.

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Situazione attuale

Il 12 luglio la Mision SOS Colombia, composta da 41 delegati internazionali tra i quali il Segretario Generale del Vaticano, ha consegnato un documento preliminare nel quale vengono riportate le violazioni dei Diritti Umani, avvenute durante lo sciopero nazionale, e viene sollecitata la necessità di fornire garanzie a tutela della protesta, dei manifestanti, della stampa, delle missioni mediche e dei Diritti Umani. La Mision ha visitato 11 regioni del Paese tra il 3 e il 12 luglio.
Non cessa, inoltre, la violenza nel Paese contro leader ed ex-combattenti.
Nel suo ultimo report, l’organizzazione colombiana Indepaz avverte che, in questi primi 7 mesi del 2021, sono stati uccisi 103 leader sociali e 31 ex-combattenti delle FARC-EP. La ONG Indepaz riferisce di 60 massacri da inizio anno. Da mercoledì 21 luglio la popolazione contadina del municipio di Ituango, città ubicata nel nord-ovest della Colombia, ha iniziato l’esodo verso la città: più di 1000 famiglie sono sfollate dai villaggi, generando l’ennesima migrazione forzata a causa della disputa per il controllo territoriale tra gruppi paramilitari e gruppi dissidenti delle ex-FARC-EP, come si legge nel comunicato dell’organizzazione colombiana Movimiento Rio Vivos. Quello di Ituango è il maggior sfollamento forzato degli ultimi anni, ma le famiglie contadine, che abitano nella zona rurale del nord di Antioquia, sanno da tempo cosa significa fuggire a causa del conflitto armato.

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SITUAZIONE ATTUALE

Non cessano le manifestazioni di protesta pacifica, iniziate lo scorso 28 aprile in varie città della Colombia, che sono state segnate purtroppo anche da atti vandalici e azioni violente di gruppi armati illegali e della forza pubblica contro i manifestanti, come denunciato nel rapporto di Human Rights Watch. Nonostante i numerosi richiami alla nonviolenza e al dialogo, la ONG dichiara di aver ricevuto almeno 81 denunce credibili di persone morte durante le proteste, di cui almeno 20 sarebbero da imputare direttamente ad agenti di polizia, e richiama il governo a promuovere soluzioni e misure urgenti per tutelare i manifestanti e garantire il rispetto dei Diritti Umani.
Ancora una volta i protagonisti di queste giornate di manifestazioni sono i giovani e le giovani che su invito della Commissione della Verità si sono riuniti per condividere le loro esperienze di resistenza all’interno di uno spazio della Commissione intitolato “Una generazione per la verità e la non ripetizione: dialogo, mobilizzazione e resistenza” per raccontare la loro esperienza durante questi 2 mesi di protesta e rimarcare il diritto alla protesta pacifica e sviluppare strategie e proposte per uscire da questa terribile crisi.

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SITUAZIONE ATTUALE

La protesta, iniziata il 28 aprile scorso con una enorme mobilitazione della società civile, ha portato soprattutto giovani, migliaia, nelle strade di tante città tra le quali Bogotà, Medellin, Popayan e Cali.
Nel mese di maggio le manifestazioni sono sfociate in una serie di violenze e scontri che hanno assunto l’aspetto di una vera e propria tragedia. La popolazione aveva iniziato ad esprimere pacificamente il proprio dissenso rispetto alla proposta di riforma tributaria che, se attuata, avrebbe creato un ulteriore divario economico tra i ceti più poveri e quelli più abbienti. Le prime ripercussioni della riforma si sarebbero, infatti, abbattute sul rincaro dei beni di prima necessità in un contesto già duramente provato dalla pandemia.
Durante le tante manifestazioni pacifiche, spesso piene di arte, colori e musica, la nonviolenza aveva segnato il ritmo di chi stava esercitando il proprio legittimo diritto alla protesta sancito dalla Costituzione del Paese. Purtroppo però, sin da subito, la risposta della polizia è stata spropositata.

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