Giugno 2025

Situazione attuale

Siria

Man mano che si entra nel merito delle principali questioni da affrontare per il recupero e la ricostruzione del Paese, emergono diversi scenari a cui far fronte come la sicurezza alimentare.

Il quadro preoccupante dei dati OCHA rivela che la denutrizione colpisce un siriano su 3. A questa situazione, dovuta prevedibilmente dalla guerra, le sanzioni e lo scarso accesso al cibo, acqua potabile e acqua pulita per produzione alimentare, si aggiunge anche la crisi del grano e un’aspra siccità.

L’evento più allarmante, non solo per entità, ma anche per le prospettive di tenuta e coesione della Siria, riguarda l’attentato alla chiesa di Sant’Elia, nel quartiere di Dweila a Damasco, che ha mietuto 25 vittime e circa 60 feriti colpendo in realtà su più fronti. Una delle più antiche comunità cristiane del mondo, già erosa da 2 milioni a 500.000 cristiani, si ritrova spaventata dal repentino cambio di equilibri di potere e dalla potenziale deriva islamista.

In questo senso, le tensioni e violenze confessionali rimangono uno dei principali nervi scoperti del nuovo corso post regime. Inoltre, i fautori dell’attacco, un tempo alleati delle forze del nuovo governo centrale, dimostrano come persista un non pieno controllo delle forze governative, soprattutto relativamente ad alcune sacche di malcontento armato in quello che era il fronte ribelle.

Continuano le incursioni dei soldati israeliani nel sud ovest, a Quneitra e Beit Jinn. Le violazioni arbitrarie del suolo siriano vengono motivate da presenza di depositi di armi e di militanti armati, portando così all’ingresso di truppe che raggiungono anche un centinaio di uomini. 

Libano

Il direttorato generale siriano responsabile di porti marittimi e di terra ha avviato, assieme al PM Nawaf Salam, procedimenti per permettere ai rifugiati siriani irregolari in Libano il rientro agevolato, senza incorrere in sanzioni o restringimenti di viaggio su spostamenti futuri. Tali misure speciali dovrebbero rimanere in vigore fino al 15 luglio; a queste si aggiungono le misure finanziarie promosse dall’Alto Commissariato per i Rifugiati, che intendono facilitare ulteriormente i rimpatri volontari.

Rispetto invece agli aiuti economici diretti alle famiglie in cash, già oggi più della metà sono stati soppressi. Questo considerando l’annuncio dell’UNHCR di interrompere qualsiasi tipo di sostegno entro la fine dell’anno.

Nel frattempo, sono state avviate in parallelo operazioni di sfratto e demolizione di circa 40 campi (circa 3.000 persone) nella Valle della Beqaa da parte dello Stato libanese. In particolar modo, le zone maggiormente interessate sono quelle nei dintorni del fiume Litani. Le demolizioni sono giustificate come necessarie per la salvaguardia e la limitazione dell’inquinamento del corso d’acqua.

Il 16 giugno era previsto l’inizio delle operazioni di disarmo dei campi palestinesi di Beirut che avrebbero dovuto affiancare le trattative sul disarmo di Hezbollah. Entrambe le iniziative sono state portate avanti su pressione della comunità internazionale, Stati Uniti e Israele in particolare.

Quest’ultimo, nel corso del mese, ha intensificato gli attacchi e le movimentazioni di truppe via terra nel sud del Paese, sempre più deciso a recidere completamente il filo giallo dell’asse della resistenza. Il tutto è culminato con dei raid missilistici su presunte basi e tunnel di Hezbollah.

Per finire, dal punto di vista macro economico, sebbene la Commissione Europea abbia inserito il Paese nella lista nera per misure insufficienti anti-riciclaggio e vie di finanziamento illecito a organizzazioni terroristiche, continuano gli sforzi sul piano regionale per risanare l’economia nazionale.

Condivisione, Lavoro e novità sui Volontari e le Volontarie

Durante il mese di giugno il gruppo sul campo ha continuato ad andare a trovare amici siriani in Libano e ha salutato chi invece ha deciso di rientrare in Siria. Un po’ alla volta sembra che anche chi sembrava più reticente, stia decidendo di tornare a quella che una volta era casa. La situazione per loro in Libano infatti non sta evolvendo: dal momento che lo Stato si rifiuta di dare loro il permesso di soggiorno, i profughi rimangono illegali - nonostante alcuni vivano e lavorino lì da più di dieci anni. Questo ha conseguenze sulla loro (scarsa) libertà di movimento, la possibilità di iscrivere a scuola i bambini, di possedere un casa e altro ancora.

In questo periodo i volontari e le volontarie hanno lavorato per programmare il viaggio successivo in Siria, previsto per fine mese. Continua infatti questa esplorazione nella zona di Homs e Quseyr per comprendere meglio la complessa situazione dello Stato siriano, attraverso l’incontro di nuove persone: ragazzi e ragazze che lavorano insieme per ripulire gli spazi urbani dalle macerie, associazioni che organizzano momenti educativi per i bambini, vicini di casa, abitanti della città e dei dintorni. C’è chi non se ne è mai andato, chi ha vissuto in Libano, chi in Turchia o a Idlib: tornare a stare insieme dopo anni di separazione e di cambiamento non è facile, ma è un obiettivo comune a tutti siriani, che siano alawiti, sunniti, cristiani o sciiti.