Situazione attuale
Siria
Il cammino verso il riconoscimento internazionale del nuovo assetto siriano, dopo aver ricevuto diverse visite da parte delle delegazioni diplomatiche occidentali e del Golfo, passa attraverso la prima visita fuori dalla Siria. La prima destinazione dell’autoproclamatosi Presidente Ahmad al Sharaa è stataRiyad. Con questa visita, l’Arabia Saudita manda un messaggio all’Iran oltre che a sancire l’ingresso della Siria nella sua orbita di influenza, nonché in quella degli Stati Uniti, conseguentemente con chissà quali implicazioni riguardanti Israele. Sicurezza e stabilità i temi che hanno riguardato l’incontro senza ulteriori dichiarazioni di intenti più esplicite.
Pochi giorni dopo, quasi a bilanciare la sua posizione, al Sharaa è volato ad Ankara. Qui invece si è parlato delle preoccupazioni per l’unità della Siria, in ottica anti-Curda nel nord est del Paese, e invocato pressioni internazionali per indurre il ritiro di Israele dal territorio Siriano ai piedi del Golan, che ha invaso sfruttando gli eventi della caduta del regime.
Un duro colpo per la popolazione Siriana è sicuramente la sospensione dei fondi di USAID che costituivano un quarto degli aiuti umanitari. La parte più colpita è senz’altro il nord est del Paese dove 4,5 milioni di persone bisognose di aiuti essenziali per la loro sopravvivenza rischiano di rimanere senza assistenza medica di base e supporto alimentare. Stiamo parlando di una popolazione per lo più composta da abitanti di zone rurali remote distrutte dalla guerra, sfollati interni fortemente vulnerabili come la popolazione Yazida vittima del genocidio da parte del cosiddetto Stato Islamico.
Libano
Il 18 febbraio è stato il termine fissato per la cessazione temporanea delle ostilità tra Israele e Libano. Tuttavia, il mancato ritiro israeliano dalle aree occupate nel sud ha fatto temere una nuova escalation. Hezbollah, che ha subito un indebolimento politico a livello interno, potrebbe sfruttare il contesto per cercare di riconquistare il sostegno popolare attraverso un aumento della sua attività militare.
In questo clima teso, il 23 febbraio si sono tenuti i funerali pubblici di Hassan Nasrallah defunto leader di Hezbollah. La cerimonia ha visto una massiccia partecipazione popolare nelle roccaforti sciite di Beirut e del sud del Libano ed è stata un’occasione per la leadership del partito di promettere vendetta, alimentando il rischio di un’escalation con Israele.
Sul piano politico interno, il primo ministro incaricato Nawaf Salam ha proseguito le consultazioni per la formazione di un governo, affrontando forti resistenze da parte dei gruppi filo-iraniani, guidati da Hezbollah, che temono un esecutivo che escluda del tutto la loro influenza. D’altra parte, le forze politiche filo-occidentali, sostenute da Arabia Saudita e Stati Uniti, hanno insistito per una squadra di governo indipendente dai gruppi armati. Questa impasse ha ritardato la nascita del nuovo esecutivo, mantenendo il Paese in una fase di transizione incerta.
Condivisione, Lavoro e novità sui Volontari e le Volontarie
Il mese di febbraio si è aperto con il primo viaggio in Siria dei volontari e delle volontarie di Operazione Colomba dopo la caduta del regime. Si è trattato di un momento storico, vissuto con grande emozione e partecipazione, un’occasione fondamentale per capire meglio la situazione attuale del Paese e il suo possibile futuro. La prima tappa è stata Damasco, dove si sono potute incontrate giornaliste e attiviste siriane. Il viaggio è proseguito verso il monastero di Deir Mar Musa, che dagli anni ‘90 rappresenta un punto di incontro unico nel suo genere tra musulmani e cristiani. Le ultime tappe sono state Homs e Qusayr, città da cui provengono molte delle persone conosciute negli anni precedenti in Libano e dove alcune stanno tornando per provare a ricostruirsi una casa e una vita. Soprattutto qui i volontari hanno avuto la possibilità di incontrare alcune famiglie, finalmente tra le mura di casa loro.
Dopo questo viaggio, il gruppo è tornato in Libano e ha ripreso le visite alle persone, molte delle quali dicono di voler tornare in Siria una volta concluso il mese del Ramadan. Si è anche iniziato a organizzare un secondo viaggio per marzo.
La liberazione del Paese e l’inizio del ritorno delle persone stanno interrogando Operazione Colomba su quale/dove possa essere il futuro della presenza in questo momento di cambiamento.




