Situazione attuale
Nel mese di maggio la ONG Aegean Boat Report ha segnalato l’arrivo sulle coste greche di 1037 persone, una cifra molto simile a quella di aprile ma estremamente più bassa se confrontata con lo stesso periodo dello scorso anno. Sono state invece 1.616 le persone respinte verso le coste turche.
Al centro dell’attenzione, per quanto riguarda i movimenti migratori, è in particolare la zona di Creta. Negli ultimi giorni di maggio oltre 500 persone sono arrivate via mare nella piccola isola di Gavdos, che si trova appena a sud di Creta. Non si tratta di un fenomeno isolato: negli ultimi mesi Creta e Gavdos sono diventate infatti uno dei punti di ingresso in Europa per quelle imbarcazioni che partono dalla Libia e che prima si dirigevano soprattutto quasi esclusivamente verso l’Italia. Da gennaio a maggio a Creta sono arrivati 3.147 migranti, un numero che già eccede quello registrato in tutto lo scorso anno. Un importante problema è rappresentato dall’assenza di strutture: chi arriva a Creta viene immediatamente trasferito ad Atene perché sull’isola mancano i centri per identificare le persone e registrare le domande di asilo.
Nei campi della terraferma la situazione, già estremamente difficile, è stata resa ulteriormente incerta a causa dell’ordine del governo di espellere dai campi chi ha concluso il proprio processo d’asilo. Secondo la legge greca possono stare nei campi coloro che stanno attendendo una risposta alla propria domanda d’asilo; una volta che ricevono una risposta, che sia positiva o negativa, queste persone perdono invece il diritto ad alloggiare lì. Fino ad oggi queste regole venivano applicate solamente in parte. Ora, però, il nuovo Ministro per l’immigrazione Makis Voridis ha ordinato ai direttori dei campi di applicare rigidamente il regolamento. Per ora non si ha notizia di espulsioni di massa, ma molti migranti hanno deciso di spostarsi autonomamente per evitare di essere sfollati all’improvviso.
Il governo greco intende inasprire inoltre la criminalizzazione di chi si trova nel Paese senza essere in possesso di documenti validi. Negli ultimi giorni di maggio il Ministro Voridis ha presentato un disegno di legge che rende la permanenza in Grecia senza documenti un reato penale, punito con sentenze che arrivano a tre anni di carcere e 10 mila euro di multa. La pena viene annullata nel caso in cui una persona decida di tornare nel proprio Paese d’origine ed è perciò pensata per aumentare i numeri dei rimpatri.
Condivisione, Lavoro e novità sui Volontari e le Volontarie
A maggio i/le volontari/e hanno salutato Francesca e hanno accolto per dieci giorni Pietro, che era stato in Grecia come volontario e nel progetto sperimentale dei Corpi Civili di Pace con la Comunità Papa Giovanni XXIII.
Le attività fuori dai campi sono proseguite nel tentativo di offrire alle persone che vivono a Ritsona e Malakasa dei momenti di tranquillità e svago tra una partita a Uno, un sorso di tè e delle chiacchiere.
Ad Atene è continuato il supporto alla famiglia di H., che da mesi è ricoverato in ospedale. A fine mese il bambino è uscito dalla terapia intensiva, ma le sue condizioni restano molto gravi.
I volontari hanno provato inoltre ad avviare un percorso per capire la situazione legale di J., una persona che da alcuni mesi vive come senzatetto al di fuori del campo di Ritsona. J. aveva ottenuto l’asilo ma non ha più i documenti, che gli sono stati rubati e non sa se potrebbe essere espulso verso la Siria.
Per alcuni giorni i volontari si sono infine recati a Lesbo, per effettuare un viaggio di monitoraggio. I giorni sull’isola sono stati fondamentali per mantenere i rapporti con diverse realtà attive lì con le persone in movimento e per capire in che modo le rotte dalla Turchia alla Grecia si stiano modificando. In questo momento, l’isola sembra non essere più uno dei principali punti di arrivo. Resta da capire cosa succederà con l’apertura di Vastria, il nuovo campo finanziato dall’Unione Europea e posizionato al centro dell’isola, lontano da ogni centro abitato e ogni servizio.