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Una porta sempre aperta
Il ritorno in Albania è stato tanto atteso, dopo la pandemia.
Rivedere una terra che ti è entrata dentro e scrutarla in costante cambiamento, le sue città in perenne trasformazione per stare al passo con un’Europa disorientata. E anche se il clima è mutato in questi ultimi anni, ho ritrovato lo stesso sole forte di sempre, quel calore che brucia la pelle e la nuca.
Un calore che ho provato durante tutti gli incontri di questi giorni: dall’emozione di ricongiungerci ai nostri amici e collaboratori con cui per anni abbiamo costruito il progetto contro le vendette di sangue in Albania, all’ansia di riabbracciare i membri delle famiglie di cui, con Operazione Colomba, ci siamo presi cura per molto tempo nel nord del Paese. (altro…)
Tornare in Albania
Temevo che tornare in Albania avesse il sapore nostalgico del fuori sincrono, fuori tempo, fuori fuoco. Invece significa riconoscere i luoghi, i profumi, le ombre dei palazzi e le buche per la strada. Il ponte di Bahcallek con la tekke bektashi verde acqua ci danno il benvenuto, sotto lo sguardo del castello Rozafa. L’imponente cattedrale cattolica e la moschea bianca circondata dal verde sono sempre a guardia dei due capi della zona pedonale di Scutari.
Non c’era percorso per andare a trovare le famiglie che avevamo conosciuto, che avessimo dimenticato: dove abitavano, com’era il cancello di ingresso, che cosa piantavano di solito nell’orto a primavera. Sono passati quasi quattro anni e ci sembrava di averli salutati il giorno prima.
Nemico comune
Il Sole 24 Ore riporta che dall’inizio dell’epidemia in Albania sono morte 34 persone.
Solo il 4 giugno in una cittadina vicino a Tirana sono morti due giovani fratelli.
Uccisi.
Ma non dal corona virus.
Uccisi da un altro ragazzo.
Uccisi per un male micidiale che non dà scampo alla meravigliosa terra delle aquile. (altro…)
Anche durante la pandemia dovuta al Covid-19, la vendetta non si placa.
Anche durante la pandemia dovuta al Covid-19, la vendetta non si placa. In Albania, solo questo mese, tre uomini sono stati ammazzati per questioni legate a faide passate. Nel 2012, durante una manifestazione contro la pratica della vendetta di sangue, i volontari di Operazione Colomba paragonarono metaforicamente questo fenomeno a un virus poiché la mentalità da cui scaturisce può diffondersi rapidamente e può provocare una scia di morte senza fine.
Chiusura presenza di Operazione Colomba in Albania
Dopo 10 anni di attività nonviolente, Operazione Colomba si appresta a chiudere la presenza in Albania.
Questa decisione, per nulla presa a cuor leggero, è frutto di attente riflessioni e constatazioni che sono state effettuate a partire dai risultati positivi raggiunti in questi anni di progetto e valutando il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie conosciute e seguite da Operazione Colomba. (altro…)