Novembre 2015

SITUAZIONE ATTUALE

I colloqui di Pace in corso a Cuba rimangono il tema più discusso in Colombia e nel mondo, non tanto però per il valore assoluto di porre fine al conflitto, quanto per tutelare poteri e risorse.
Diverse organizzazioni umanitarie hanno però già da tempo messo in luce l'articolazione tra il conflitto armato e la politica economica nazionale in uno scenario di post-accordo. Vi proponiamo, a tal proposito, alcune riflessioni che abbiamo appena pubblicato sul nostro sito: clicca qui.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Il mese di novembre è stato molto intenso e difficile per la grave e forte presenza di gruppi paramilitari delle AGC in moltissimi villaggi dove i volontari di Operazione Colomba monitorano e accompagnano la popolazione civile appartenente alla Comunità di Pace e non solo.
Dopo uno sfollamento forzato di quasi 200 indigeni nella regione del Chocò (confinante con Antioquia) per mano dei paramilitari, anche numerose zone appartenenti al municipio di San Josè hanno vissuto la drammatica avanzata delle AGC che attraverso omicidi, minacce e presenza armata nei pressi delle abitazioni civili, hanno scatenato il panico obbligando le famiglie della Esperanza ad abbandonare le proprie case per rifugiarsi a vivere nei pressi della scuola del villaggio. Circa 48 famiglie si trovano ora a dover affrontare la difficile situazione di convivenza con questi gruppi e con un quasi inesistente appoggio delle autorità locali e della forza pubblica.
La Defensoria del Pueblo è di fatto l'unico ente che è intervenuto per cercare di aiutare e proteggere gli sfollati, ma gli ostacoli posti dalle amministrazioni nazionali e locali sono stati tali da lasciare questa gente in balia dell'incertezza sul loro futuro. La Esperanza è una delle tante zone di interesse economico e soprattutto di controllo del clan Usuga delle AGC, ufficialmente perseguito dalla Polizia ma di fatto totalmente libero di agire sul territorio, minacciando e sottomettendo la popolazione al proprio potere. Non sono mancati alcuni combattimenti tra i paramilitari e la forza pubblica, ma mai si hanno avute notizie chiare sui risultati di tali operativi che lasciano dopo ore di bombardamenti e tiri incrociati in mezzo alla popolazione civile, uno strascico di incertezze e sfiducia tra la gente.
I volontari sono stati chiamati per settimane a fare presenza ad Arenas Bajas e a La Esperanza dove le AGC non si sono fatte scrupolo ad entrare nelle proprietà private di membri di Comunità e non, mostrando una lista di 9 persone da uccidere, tra cui un membro della Comunità di Pace stessa.
Nonostante la paura, la gente ha cercato di organizzarsi per resistere ed evitare di abbandonare le proprie terre contando sull'appoggio dell'uno con l'altro e della presenza delle scorte civili internazionali e di alcune organizzazioni contadine locali.

Alla fine del mese Alessia è rientrata in Italia dopo aver trascorso tre mesi nella Comunità di Pace, vivendo e respirando la lotta coraggiosa di questi contadini. Grazie anche a lei per la disponibilità e la delicatezza con cui ha saputo condividere i momenti facili e complicati di questi mesi.