APPROFONDIMENTO CONTESTO
Dopo il terribile massacro del 2005, nel quale persero la vita otto persone, inclusi bambini ed il leader della Comunità Luis Eduardo Guerra, la Comunità di Pace aveva interrotto qualsiasi rapporto con lo Stato colombiano ponendo quattro condizioni fondamentali per poter riprendere un dialogo: il ritiro delle calunnie contro la Comunità di Pace; il ritiro della postazione di polizia nel mezzo della popolazione civile e l'accertamento sulle condizioni di funzionamento per scongiurare violazioni di diritti umani; la creazione di una Commissione di Valutazione della Giustizia e il rispetto delle Zone umanitarie. La Corte Costituzionale Colombiana, riprendendo la sentenza T-1025 del 2007, nel marzo 2012 riconosce la correttezza delle richieste ed emana la sentenza AUTO 164/12 con la quale assegna al Ministero dell'Interno Colombiano una serie di obblighi.
Il primo ordine della sentenza esige “la ritrattazione delle accuse pronunciate contro la Comunità di Pace ed i suoi accompagnatori e la definizione di un procedimento per evitare futuri segnalamenti contro la stessa” nello stesso articolo si “ordina al Ministero dell'Interno di coordinare e iniziare un procedimento per la presentazione della ritrattazione”.
La ritrattazione si riferisce alle calunnie proferite da alti funzionari dello Stato, in particolare alle affermazioni dell'ex Presidente della Repubblica Alvaro Uribe Velez (2002-2010) il 27 maggio 2004 ed il 20 marzo 2005, appoggiate da false testimonianze e montaggi preparati dai membri della forza pubblica e dal potere giudiziario, contro la Comunità di Pace.
Queste gravissime dichiarazioni contribuirono fortemente a sostenere ed alimentare la persecuzione contro la Comunità di Pace durante questi nove anni. Ogni volta che sono state trasmesse dai mezzi di comunicazione nazionali ed internazionali, sono servite come giustificazione alla forza pubblica ed al potere giudiziario per perpetrare centinaia di crimini contro la Comunità e contro la popolazione della zona. Sin dal primo contatto con il Ministero dell'Interno la Comunità manifestò con assoluta chiarezza che avrebbe considerato come ritrattazione proporzionata al danno ricevuto solo una manifestazione esplicita del Presidente della Repubblica, dato che era stato un Capo di Stato colui che aveva commesso il grave delitto di calunnia che aveva provocato centinaia di crimini di lesa umanità. Il Ministero dell'Interno aveva comunicato alla Comunità, sin dal mese di aprile 2013, che il Presidente Santos aveva accettato di ritrattare e se ne fissò la realizzazione per una data di aprile, che venne poi in realtà rinviata per ben due volte per problemi di agenda del Presidente, sempre con pochissimi giorni di preavviso.
Finalmente la data fu fissata per il giorno 29 di maggio del 2013 e la Comunità scelse 32 dei propri membri per partecipare all'evento che si sarebbe tenuto a Bogotà.
Anche questa volta nessuna informazione sull'organizzazione dell'evento è stata comunicata prima del giorno 27 maggio, creando diverse difficoltà, dato che la Comunità si è vista costretta a sospendere numerose attività per più di un mese in attesa della conferma dell'incontro.
La sera prima dell'evento, quando già tutta la delegazione si trovava a Bogotà, la Comunità venne informata che il Presidente non sarebbe stato presente, senza fornire nessuna motivazione. Il suo ruolo sarebbe stato delegato al Ministro dell'Interno Fernando Carrillo.
La Comunità decide di mantenere la posizione di non considerare, un atto realizzato da un funzionario diverso dal Capo dello Stato, soddisfacente con la propria esigenza di giustizia e con l'ordine della Corte Costituzionale. Decide così di non partecipare alla cerimonia e di convocare una conferenza stampa per la mattina stessa del 29. Durante questo momento viene letto un comunicato stampa da alcuni rappresentanti delle Comunità e Padre Javier Giraldo risponde a diverse domande che gli vengono poste dai giornalisti presenti in sala.
Nonostante non ci fossero le condizioni concordate precedentemente e nonostante l'assenza della Comunità, il Ministro dell'Interno ha comunque celebrato l'evento.
Dalla sera stessa i mezzi di comunicazione hanno iniziato a diffondere la notizia che la Comunità di Pace non ha partecipato all'evento senza spiegare la motivazione di questa scelta e dando così un'immagine distorta di quanto accaduto. Inoltre l'ex Presidente Alvaro Uribe Velez ha diffuso il seguente messaggio tramite twitter: “Confermo che terroristi delle Farc e stranieri hanno usato persone delle comunità di pace”. Questa dichiarazione risulta volutamente ambigua e non coerente rispetto alle precedenti (e precise) accuse alla Comunità di Pace di San Josè de Apartadò.
Quanto accaduto porta ad una nuova rottura nel dialogo tra la Comunità di Pace e lo Stato, tutti restano in attesa di un pronunciamento in merito della Corte Costituzionale.
SITUAZIONE ATTUALE - CONDIVISIONE E LAVORO - VOLONTARI
Su richiesta del consiglio interno della Comunità di Pace, due volontari di Operazione Colomba hanno accompagnato la delegazione durante tutto il viaggio, da San Josecito fino a Bogotà, mentre altri quattro volontari li attendevano nella capitale.
Durante il mese di maggio, invece, i volontari hanno passato la maggior parte del loro tempo all'interno della Comunità di San Josè e hanno approfittato di questo tempo per approfondire le relazioni all'interno della Comunità. Gennaro e Costanza hanno ormai concluso il loro tempo all'interno del progetto e lasceranno il posto a Giorgia, una nuova volontaria di Operazione Colomba che arriverà nei prossimi giorni accompagnata da Marco.