Gennaio 2013

APPROFONDIMENTO CONTESTO

Vi proponiamo una parte di un articolo di Antonio Mazzeo sulla preoccupante proposta di collaborazione tra l'esercito italiano e quello colombiano prevista per quest'anno.
“...A partire dal prossimo anno  (2013) i militari italiani verranno addestrati nella selva colombiana all’esecuzione di “operazioni speciali”. Ad annunciarlo è stato il Ministro della difesa della Colombia, Juan Carlos Pinzón, rientrato a Bogotà dopo un tour in Europa nel corso del quale – lo scorso 5 novembre - ha avuto modo d’incontrare a Roma il ministro-ammiraglio Giampaolo Di Paola. Secondo una nota diffusa dal nostro governo, i due ministri hanno discusso, in particolare, sullo “sviluppo delle relazioni nel settore della Difesa e della collaborazione industriale tra Italia e Colombia”, anche in vista della firma di un accordo quadro di cooperazione fra le rispettive forze armate. Il ministro Pinzón ha rivelato che oltre alle esercitazioni nella selva dei corpi d’élite del paese partner, dal 2013 il personale militare colombiano sarà ospite delle scuole di guerra dello Stato maggiore italiano.
“Si tratta di una notizia di per sé inquietante, tanto più che il ministro colombiano, con l’avallo del governo, è seriamente intenzionato a portare avanti un’amnistia generalizzata per i crimini di lesa umanità perpetrati senza soluzione di continuità dalle forze armate”, ha commentato l’Associazione Nuova Colombia ricordando come nel paese sudamericano è in atto da mezzo secolo un sanguinoso conflitto interno e che le forze militari e di sicurezza si sono macchiate di una lunga serie di crimini e violazioni dei diritti umani. “Pinzón – ha aggiunto l’associazione - afferma di voler offrire le conoscenze e l’esperienza della forza pubblica colombiana a paesi come l’Italia, omettendo di aggiungere che tali conoscenze spaziano dal campo della tortura, quotidianamente praticata nelle carceri colombiane, a quello della corruzione e delle esecuzioni extragiudiziarie…”.
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Ancor più grave ci pare la  presa d'atto di tale accordo se lo collochiamo al fianco della recente approvazione dell'ampliamento del foro militare colombiano.
- L'11 dicembre il Senato ha approvato l'ampliamento del foro militare che, mentre i critici vedono come una scappatoia all'impunità, il Governo invece rifiuta di considerare una carta in bianco per i militari. Nonostante ci siano ancora molti punti da trattare anche in seno alla Magistratura, l'approvazione di questa riforma, composta da tre articoli della Carta Politica, è di fatto un trionfo del Governo, dei militari e prima di tutto del Ministro della Difesa Juan Carlos Pinzón.
La riforma è, a tutti gli effetti, una sconfitta degli organismi di difesa dei Diritti Umani, dentro e fuori della Colombia, che l'hanno criticata duramente e già hanno annunciato un ricorso alla Corte Costituzionale.
Il dibattito non poteva essere più polarizzato: non solo ha avuto tutti gli argomenti a favore e contro la riforma, che sono andati dal pericolo che si generi un'impunità, alla necessità di una “sicurezza giuridica” per i militari, ma è arrivato sino alla sovranità nazionale.
Josè Miguel Vivanco, della ONG americana Human Right Watch, ha portato avanti fino all'ultimo un'azione di lobby pertinace.
Dall'altra però il Procuratore, il Presidente del Senato e il Ministro degli Interni, hanno ottenuto quello che volevano: l'ampliamento del foro militare, definendo l'approvazione della riforma un “atto di autonomia e sovranità legislativa”.
Alla giustizia penale militare giungono tutte le violazioni al Diritto Internazionale Umanitario (DIH) con l'eccezione di 7 delitti: i crimini di lesa umanità, genocidio, sparizione forzata, esecuzione extra-giudiziaria, violenza sessuale, tortura e sfollamento forzato.
Detenzioni arbitrarie, maltrattamenti disumani e degradanti e altre violazioni al Diritto Internazionale saranno invece di competenza della giustizia castrense. Finora tutti i casi che non avevano relazioni dirette con il servizio militare erano nelle mani della Magistratura e dei giudici ordinari.
Questo è di per sé un cambio sostanziale, che ha una conseguenza pratica decisiva. Le investigazioni iniziali dei crimini accaduti nel contesto del conflitto armato saranno portate avanti da organi giudiziari ascritti alla giurisdizione militare. Loro si occuperanno di fare i primi rilievi e disporranno dei primi dati forensi e di balistica, per esempio in caso di una morte sul campo. Come è stato segnalato in un recente commento di Rodrigo Uprimny e Luz Maria Sanchez, del Centro Studi Socio-giuridici di Giustizia, “sarà la giustizia militare che determinerà se la morte fu un atto legittimo di guerra, un'infrazione del diritto umanitario che spetti a loro investigare, o un'esecuzione extra-giudiziale che si deve inviare alla giustizia ordinaria”. -
Sintesi di un articolo di “Semana” di dicembre 2012. Clicca qui per leggere tutto l'articolo


SITUAZIONE ATTUALE - CONDIVISIONE E LAVORO - VOLONTARI
Con l'inizio del nuovo anno Daniele è rientrato in Italia. La sua simpatia ha contagiato un po' tutti e il suo impegno e la sua sensibilità sono stati regali preziosi per il progetto e per la gente.
Al gruppo si è aggiunta Clara che dopo la sua pausa in Italia è di nuovo in Comunità per condividere il cammino di pace e giustizia della gente di San Josecito.
Durante la prima settimana del mese la Comunità si è riunita attorno alla famiglia di Eduard per ricordarlo a sei mesi dalla sua scomparsa e per celebrare il Battesimo della sua secondogenita, insieme a quello di una decina di bambini della Comunità e di San Josè.
Inoltre in questo mese sono continuati gli accompagnamenti ed il monitoraggio delle diverse veredas della Comunità, con particolare attenzione all'area di Cordoba e alla delicata situazione della Esperanza e di Arenas Altas che purtroppo, come noto da mesi, sono particolarmente colpite dalla massiccia presenza paramilitare.
La fine del “cessate il fuoco” tra l'Esercito colombiano e le Farc e la ripresa delle trattative di pace sono state segnate da scontri armati nel Chocò e anche nell'area di San Josè dove colpi di arma da fuoco si sono sentiti il 6 ed il 21 gennaio, fortunatamente senza gravi conseguenze per i civili.