Novembre 2012

APPROFONDIMENTO CONTESTO

Singhiozzi di Pace
Il processo di pace tra FARC e Governo colombiano va avanti a rilento, a singhiozzi appunto. Le due parti si sono riunite nuovamente a L'Avana, Cuba, il 19 novembre, dopo aver posticipato di qualche giorno la data attuale. Il motivo? Ognuno aveva interpretato in maniera differente il documento preparatorio ai negoziati di pace – un accordo iniziale sui temi che dovevano essere discussi, nato dopo 7 mesi di lavoro segretissimo tra le parti - e fatto quindi dichiarazioni differenti a riguardo.

Le FARC ipotizzavano un aumento dei temi da trattare durante i dialoghi, il Governo escludeva categoricamente questa opzione. Bisognava mettere un po' di ordine. I tempi della politica di palazzo non coincidono con i tempi della politica della selva: il progetto del Governo Santos di concludere i negoziati entro qualche mese sembra quasi fantasia. Si aggiunga che Ivan Marquez, capo negoziatore delle FARC, dichiarando un cessate il fuoco unilaterale fino al 20 gennaio appena arrivato a L'Avana ha sorpreso tutti e posto il Governo, che mai aveva preso seriamente in considerazione l'opportunità di sospendere le azioni militari contro la guerriglia, in una complicata situazione: se Santos decidesse di ignorare il cessate il fuoco sembrerebbe venir meno la sua volontà di pace; se invece decidesse di accettarlo e rispettarlo, verrebbero meno mesi di dichiarazioni e la strategia militare (infondere pesanti colpi alla guerriglia durante i dialoghi) fin ora portata avanti. Si teme anche che i lunghi tempi del dialogo possano fiaccare l'interesse della popolazione e renderla ancora più scettica – se non addirittura indifferente – ai dialoghi in corso; le due parti dovranno impegnarsi a raggiungere accordi intermedi che siano validi e abbiano un certo peso specifico per mantenere un po' di tensione popolare.
Per il momento comunque di pace se ne è solo parlato: un tale processo di pace, oltre che a essere a singhiozzi, continua a provocarne nelle regioni calde della Colombia.
Nel Cauca, regione meridionale della Colombia da sempre in controllo delle FARC, la guerriglia ha compiuto diversi attentati, il più grave verso la popolazione civile: a Suarez è stato fatto esplodere un furgoncino nel mezzo del paese, causando 25 feriti. Quest'attacco, come altri che hanno lasciato sul terreno una dozzina di integranti della forza pubblica, sono una controffensiva all'avanzata dell'Esercito, il quale punta a catturare, o abbattere “Pacho Chino”, leader del sesto fronte, e un modo per celebrare il primo anniversario della morte di Alfonso Cano, il leader ideologico delle FARC, l'uomo che forse maggiormente sarebbe servito a entrambi i fronti in questo momento di negoziato di pace. Nel Chocò, altra regione non consigliabile per turisti, le FARC hanno decretato, verso la metà del mese, un paro armado, uno sciopero obbligatorio delle attività di trasporto sorvegliato con le armi. Per chiarire che non si trattava, come il Governo voleva far credere, di un paro de papel, una farsa insomma, hanno assassinato un tassista reo di non aver ascoltato le minacce inviategli. Un articolo riguardo a questo sciopero è uscito, secondo il nostro parere a tinte troppo folkloristiche per rappresentare una situazione di guerra, anche su La Stampa il 15 novembre. La situazione nella regione di Antioquia, dove viviamo, non è migliore, fatta di scontri frequenti tra guerriglia ed Esercito o paramilitari.

 

SITUAZIONE ATTUALE - CONDIVISIONE E LAVORO - VOLONTARI
La situazione, nel piccolo della nostra esperienza quotidiana di condivisione e accompagnamento, offre un panorama molto preoccupante. Già nella prima settimana del mese, impegnati in un accompagnamento in una vereda della Comunità, venivamo informati di una crescente presenza Paramilitare nell'area, problema che ci avrebbe interessato per tutta la durata del mese. Un gruppo molto numeroso di Paramilitari era infatti entrato in territori della Comunità a Arenas Altas (posta a sole 2 ore di cammino da San José), minacciando la popolazione, compiendo razzie nelle case e prendendo informazioni e foto della gente. Si è registrato inoltre un forte combattimento della durata di 5 ore di questi contro le FARC, anche loro presenti (in un caso diretto anche particolarmente ben visibili) nell'area. A seguito di questi pericoli il Consiglio ha proposto di stabilire una presenza continua nella vereda, in modo da evitare uno sfollamento forzato e da poter offrire anche alle altre persone residenti nell'area un appoggio in caso la situazione fosse peggiorata. Una casetta di legno abbastanza diroccata è così diventata, per due periodi da 5 giorni ciascuno, la nostra casa e quella di tutti coloro che, spaventati dalla possibilità di nuove incursioni, lì passavano la notte. Nella prima trascorsa ad Arenas abbiamo dormito, in due stanze, in circa 22, e alcune famiglie hanno continuato a fermarsi anche le altre notti. Quando si lasciava il posto per scendere verso San José si cercava di farlo tutti assieme, in modo che nessuno rimanesse isolato e da solo. Nell'ultima settimana del mese, vista la presenza di un'altra organizzazione accompagnante ad Arenas, Monica e Clara sono riuscite ad andare nelle veredas di Alto Joaquin, Las Claras e Porto Nuevo, per compiere un monitoraggio della zona e visitare le famiglie della Comunità; Daniele si è invece fermato a San Josesito per aspettare Deborah, nuova volontaria che è arrivata a fine mese a rinforzare il gruppo per i prossimi 3 mesi. Ora che abbiamo raggiunto il numero ideale di volontari sul campo siamo sicuri di poter affrontare con maggior forza i tanti impegni che ci vedono coinvolti, per aiutare e accompagnare la Comunità in questi momenti difficili.