APPROFONDIMENTO CONTESTO
Il tema più trattato in questo mese dalle maggiori testate giornalistiche colombiane e dell'America Latina in generale, è stato quello della “Cumbre de las Americas”, ovvero un vertice che ha visto coinvolti i Presidenti di Stato o di Governo dei paesi dell'America del Sud e del Nord. Non c'è quotidiano o settimanale che non abbia trattato questo tema elogiando la politica del presidente Juan Manuel Santos e del suo Governo, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza e l'economia.
Per quanto riguarda la sicurezza, molte sono state la parole spese per illustrare come in dieci anni uno Stato sulla soglia del fallimento come la Colombia sia riuscito a porre fine al conflitto armato, a diminuire notevolmente il numero degli omicidi, degli atti terroristici, dei sequestri e delle incursioni dei gruppi guerriglieri.
Anche la legge “delle vittime e della restituzione delle terre” è stata vista dalla comunità internazionale come un grande strumento di pace e riconciliazione, al punto da essere “esportata” anche all'estero come esempio di risoluzione della lotta contro il crimine organizzato, la sicurezza urbana e la strategia antinarcotica.
Lo stesso presidente statunitense, Barack Obama, dalla Casa Bianca è volato a Cartagena per partecipare al vertice. Anche da parte sua non sono mancate le parole di stima e di elogio al buon lavoro dello stato colombiano negli ultimi anni. In un intervista del 13 Aprile al quotidiano “El Tiempo”, Obama dichiara: “E' importante riconoscere che la Colombia è riuscita a fare immensi passi avanti per quanto riguarda la sicurezza. Il fatto che Cartagena sia stata scelta come la sede per la “Cumbre de las Americas” è la testimonianza di questo progresso. Bisogna dare credito al popolo colombiano, ai suoi leaders e alla sua forza pubblica, che hanno fatto e continuano a fare molti sacrifici. [...] La Colombia attualmente si trova in una fase cruciale di consolidamento dei miglioramenti in ambito di sicurezza ottenuti dell'ultimo decennio, auspicando che questi possano contribuire a mostrare tutto il potenziale, in termini di pace e giustizia, che questo paese può vantare. [...] Dall'inizio del Plan Colombia nel 1999 a oggi, gli Stati Uniti hanno investito più di 8 mila milioni di dollari per appoggiare gli sforzi della Colombia. Come segnale evidente del nostro compromesso, ho sollecitato al Congresso più di 330 milioni addizionali per il prossimo anno. Allo stesso tempo continueremo implementando l'agenda generale di riforma del Presidente Santos. Questa include programmi di consolidazione diretti per il Paese volti a ristabilire la sicurezza, prestando servizi sociali e promuovendo lo sviluppo economico nelle aree che si trovavano sotto controllo di gruppi armati illegali. L'esperienza della Colombia dimostra all'intera regione e al mondo intero che è possibile riuscire in un progresso impressionante e gli Stati Uniti sono impegnati nell'essere un alleato nel successo del Paese.”
Le parole di Obama ci lasciano abbastanza sconcertati, soprattutto quando la realtà dei fatti è ben distante.
L'esempio più eclatante di questo ultimo periodo è sicuramente l'omicidio di Manuel Ruiz, leader del processo di restituzione delle terre nella conca del Curvaradò, nella regione colombiana del Chocò, che dimostra quanto non siano efficaci le leggi di riforma statali e quanto non sia veritiero che sia stato sconfitto il paramilitarismo.
Il pomeriggio di venerdì 23 marzo Manuel Ruiz fu sequestrato insieme al figlio quindicenne Samir de Jesus. Padre e figlio stavano raggiungendo la cittadina di Apartadocito (Curvaradò) e sulla strada sono stati fermati ad un posto di blocco presumibilmente paramilitare. Una volta saliti sull'auto, uno dei presenti si identificò come paramilitare e ordinò all'autista di dirigersi verso un luogo conosciuto come “El Basurero”, a 10 minuti da Mutatà, dove altri due membri del gruppo paramilitare li stavano attendendo. Qualche ora dopo il sequestro, Manuel avrebbe telefonato alla famiglia comunicando che la banda paramilitare aveva richiesto la “modica” cifra di due milioni di pesos per lasciarlo in libertà. Nel pomeriggio di sabato 24 marzo alcuni paramilitari confermarono ai familiari che Manuel e Samir erano deceduti nella notte e che i loro corpi erano stati gettati sotto un ponte. Il corpo di Manuel è stato identificato dopo alcuni giorni dalla moglie e da alcuni membri del Consiglio comunitario del Curvaradò, i quali lo hanno ritrovato maltrattato e con ferite da arma da fuoco. Qualche minuto dopo, un corpo è stato ritrovato in un luogo conosciuto come il Cañaduzales. Le autorità hanno presunto che fosse quello di Samir, figlio di Manuel.
L'intera famiglia Ruiz, sette bambini e dodici adulti sono stati costretti a sfollare fino a Mutatà per timore di ulteriori persecuzione per mano paramilitare.
Una persona molto vicina a Manuel dichiarò che già da qualche mese lui stesso gli comunicò che la sua vita si trovava in pericolo e che la sua compagna aveva subito alcune minacce.
Questo brutale omicidio, secondo la “Defensoria del Pueblo”, è stato pensato e compiuto dal gruppo paramilitare delle “Aguilas Negras” che da sempre opera nella regione del Bajo Atrato nel dipartimento del Chocò, forse per rappresaglia contro la forte lotta di Manuel per la restituzione delle terre sottratte con minacce dagli stessi gruppi armati illegali.
Secondo il “Movimento nazionale delle vittime dei crimini di Stato”, dal 2005 al 2011 sono stati 66 gli omicidi accertati di rappresentanti dei movimenti contadini di “desplazados”, che si battono per la restituzione delle loro terre. Il dato più esorbitante è che tra questi 66 omicidi, 26 siano avvenuti nei soli 2010 e 2011. Nei primi quattro mesi di quest'anno lo Stato colombiano ha ricevuto 9000 richieste di esproprio e restituzione delle terre che negli anni sono state sottratte dai differenti gruppi armati nel Paese.
In questo mese abbiamo avuto l'occasione di conoscere alcuni rappresentanti della “Asociacion Campesinas de Antioquia (ACCA)” di Medellin che hanno accettato di concederci una piccola intervista. In particolare Gustavo, rappresentante dell'ACCA dal 2002, ci ha parlato dei “desplazados” e delle reali motivazioni che sottostanno a questo fenomeno.
La sua testimonianza dimostra come la realtà dei fatti in questo paese sia sempre più distaccata da quello che la politica e i suoi rappresentanti raccontano al mondo intero.
Puoi leggere l’intervista (appena pubblicata sul nostro sito) cliccando qui.
SITUAZIONE ATTUALE - CONDIVISIONE E LAVORO - VOLONTARI
Nel mese di Aprile, i giorni della Settimana Santa hanno visto i volontari di Operazione Colomba impegnati nell'accompagnamento di Padre Javier Giraldo per le celebrazioni pasquali.
Il Giovedì Santo Padre Javier si è recato alla vereda la Union, dove è stata celebrata l'Eucarestia, mentre il giorno seguente, il Venerdì Santo, i volontari con il Padre e molti membri della Comunità hanno partecipato a una via crucis dal Mangolo (quartiere di Apartadò, dove inizia la strada per San Josè) fino alla Comunità di Pace.
Le stazioni della Via Crucis sono state proposte in luoghi specifici: ogni stazione corrispondeva ad un luogo dove, negli anni passati, qualcuno è stato ucciso. Per ogni stazione il Padre ha invitato molte persone ha proporre una riflessione. Anche a noi è stato chiesto di preparare un commento alla terza stazione.
Il Sabato Santo due volontari hanno accompagnato il Padre alla vereda Mulatos per condividere il giorno della Pasqua con le persone di quest'area.
I volontari sono stati coinvolti da U., professoressa della scuola e responsabile della biblioteca, nell'organizzazione di un momento di lettura per gli anziani. È stato pensato di leggere alcuni racconti e di lasciare anche uno spazio libero, dove loro potessero entrare in contatto con questo mondo, che per la maggior parte di loro era quasi sconosciuto. Questo piccolo evento ha riscosso molto successo, sperando che si possa ripetere.
Nella settimana dal 16 al 20 Aprile, su suggerimento del Consiglio e vista la situazione sempre difficile dell'area compresa tra la Esperanza, Mulatos e Resbalosa, i volontari sono stati impegnati in un accompagnamento in queste ultime due veredas.
Raggiunta la vereda della Resbalosa, la famiglia di J. ci ha accolto con l'affetto e la disponibilità di sempre. Il 17 sono giunti alla vereda un gruppo di 14 persone della Comunità provenienti dalla regione di Cordoba che il giorno seguente hanno proseguito per San Josecito per prendere parte a dei laboratori di cucito, cucina e riguardanti il tema dell'educazione.
Gli ultimi due giorni li abbiamo trascorsi a Mulatos , con la famiglia di G. Non sono mancati i momenti di condivisione con i bambini e con i ragazzi, che continuamente cercano di coinvolgere i volontari in giochi e nella lettura dei libri che sempre portiamo con noi. A causa del maltempo non siamo riusciti a far visita alle altre famiglie della Comunità che abitano nella zona.
Nell'ultima settimana del mese un volontario si è fermato a San Josecito per aspettare l'arrivo di Irene e Francesco, che si fermeranno con noi tre mesi. Gli altri due volontari sono impegnati in un accompagnamento ad alcuni membri del Consiglio Interno della Comunità nell'area di Cordoba.