Novembre 2011

APPROFONDIMENTO CONTESTO

Esito delle elezioni amministrative
Come già avevamo trattato nel Report di settembre, il 30 ottobre è stata la giornata delle elezioni amministrative, che ha visto milioni di persone recarsi alle urne in tutto il paese. Nei giorni successivi già si potevano leggere i primi risultati, soprattutto per quanto riguarda le grandi città come Bogotà, Medellin, Cali, ma nella realtà, esistono ben sei municipi (tra i quali Cartagena e Santa Marta) nei quali ancora non si sa chi siano i rispettivi  sindaci e  consiglieri, nonostante siano passati più di venti giorni dalle elezioni; ovviamente questo preoccupa molto, in quanto si potrebbero presentare possibili esplosioni di violenza.

Il fatto forse però più preoccupante è che il democratico Gustavo Pedro (nuovo sindaco di Bogotà) ancora non conosce la composizione del suo consiglio e nemmeno della giunta amministrativa locale e la preoccupazione nella capitale sta salendo a tal punto che è stato richiesto alla magistratura di aprire una commissione d'inchiesta per verificare tale situazione.
Nonostante tutto questo, la vittoria di Gustavo Pedro  potrebbe segnare una svolta significativa; lui stesso nella campagna elettorale si era prefissato di impegnarsi nella lotta contro la corruzione proponendo una “politica de amor”, senza discutere o attaccare i suoi rivali. Questo si pensa abbia convinto i cittadini, soprattutto quelli della classe media, a votare per la sua sinistra moderata, permettendo a Pedro di assumersi questo grande rischio politico di succedere a Samuel Moreno con tutti gli scandali che quest'ultimo ha annoverato durante il suo mandato come sindaco della città.
Per quanto riguarda la regione di Antioquia il trionfo di Sergio Fajardo del Partito Verde è stata una sorpresa, in quanto l'intera opinione pubblica pensava che il vincitore sarebbe stato Alvaro Vasquez, mano destra dell'ex governatore L. Alfredo Ramones del partito della U, mentre per quanto riguarda la regione di Cordoba le redini sono finite nelle mani dell'uribista Alejandro Josè Lyones.
Come da aspettativa l'area di Cordoba e Antioquia rimangano comunque saldamente sotto il controllo della “longa mano” di Uribe, come di fatto nella stessa città di Apartadò.

 

La morte di Alfonso Cano
La sera del  4 novembre la forza pubblica colombiana annuncia al paese e al mondo intero l'uccisione di Guillermo León Sáenz, alias ‘Alfonso Cano’, leader storico e filosofico delle FARC. Il suo avvicinamento alla guerriglia si può collegare all'attiva militanza nella “Juventud Comunista” che a metà degli anni '70 lo portò a lavorare direttamente, attraverso conferenze e dibattiti, con le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane, soprattutto grazie alle sue doti intellettuali e di grande oratore. Negli anni successivi fu catturato, carcerato e dopo un anno liberato, grazie a una strategia giuridica studiata e pensata con il suo avvocato. In poco tempo divenne membro attivo dei livelli maggiori delle Farc, assumendo il ruolo di segretario generale dell'intero movimento. Nel marzo del 2008, dopo la morte naturale del fondatore delle Farc “Marulanda” e  l'uccisione di “Tirofijo”, Cano fu nominato leader massimo della guerriglia. Nei suoi confronti esistevano circa 200 ordini di cattura proferita dalla magistratura della unità nazionale dei diritti umani, antiterrorismo e antisequestro. Alfonso Cano è stato ucciso in un monte conosciuto come il “Chirriadero”, tra il municipio di Suàrez y Morales, nel nord del dipartimento del Cauca. Il capo della guerriglia è sopravvissuto al primo bombardamento e si è nascosto per più di dieci ore, finché non è stato scoperto da un soldato del “ Comando Conjunto de Operaciones Especiales (CCOES)” che lo ha freddato con tre spari. Secondo la Semana questo è stato solo l'episodio finale di quattro anni di grande lavoro che ha coinvolto sia infiltrati della polizia che militari.
Il battaglione dell'esercito, coinvolto nelle operazioni di cattura, si serviva inoltre dell'appoggio dei funzionari della polizia di Suarez, ed è stato obbiettivo di attacchi per mano della guerriglia, a tal punto che la stessa popolazione civile presente ne ha pagato le conseguenze. Gli scontri hanno generato lo sfollamento forzato di più di 250 persone delle veredas ubicate più o meno a 15 minuti dal casco urbano della cittadina, dove si trovava la base militare. Infatti già nell'ottobre scorso il governatore della comunità indigena “Cerro Tijeras” e i presidenti della giunta comunale di alcune veredas manifestarono la loro preoccupazione in una riunione con le autorità. Sottolinearono le difficili condizioni che i continui scontri armati avevano prodotto come la distruzione di acquedotti, l' installazione di mine antipersona e la presenza di artefatti esplosivi non detonati, le esplosioni nei pressi di negozi e l'impossibilità di continuare i lavori agricoli quotidiani.
Più o meno a due settimane dalla morte di Alfonso Cano è stato scelto all'unanimità dal Segretariato delle FARC  il suo successore: Rodrigo Londoño Echeverri, alias Timoleón Jiménez o Timochenko, forse una delle voci più militariste e radicali delle Farc. Infatti è conosciuto per la sua linea dura che si distanzia molto dalla disponibilità al dialogo che negli ultimi anni cercava di portare avanti Alfonso Cano. Sembrerebbe che le Farc si stiano allontanando sempre più dalla parola pace, tanto che sembrerebbero pronti a rinforzare la lotta armata, come si può leggere in un loro comunicato: "il nostro nuovo capo garantirà il piano strategico per far prendere il potere al popolo”. Dopo la morte del leader guerrigliero la risoluzione di questo conflitto sembra ancora molto lontana.

SITUAZIONE ATTUALE - CONDIVISIONE E LAVORO - VOLONTARI

Il mese di novembre ha visto i volontari impegnati in un accompagnamento di due settimane in tre delle veredas più lontane della Comunità di Pace di San Josè de Apartadò. In accordo infatti con alcuni membri del Consiglio e viste le informazioni relative alla presenza di molti gruppi paramilitari nell'area di Nuova Antioquia , (nelle cui prossimità si trovano le famiglie della comunità di pace della vereda “La Esperanza”) è stato proposto ai volontari un accompagnamento alla suddetta vereda e il proseguimento del viaggio nelle veredas di Mulatos e Resbalosa.
Giunti alla Esperanza, i volontari sono stati accolti con calore dalla famiglia del responsabile della  vereda. I quattro giorni trascorsi nel villaggio sono serviti a conoscere meglio le tre famiglie della comunità che vivono lì così come altri abitanti del luogo. In particolare abbiamo stretto amicizia con la maestra della scuola pubblica della vereda che ci ha invitato ad un incontro con la sua classe. La signora, che vive ad Apartadò raggiunge ogni lunedì la vereda dopo diverse ore di viaggio tra mezzi pubblici e mula e rientra in città per il fine settimana.
I volontari hanno poi proseguito per il Mulatos, dove le giornate sono trascorse tranquillamente, leggendo libri, giocando con i bambini e visitando le varie famiglie della Comunità che piano piano stanno rientrando nelle loro terre.
Infine abbiamo raggiunto la vereda La Resbalosa, dove l'accoglienza è sempre di casa. La visita è stata motivata dalla denuncia apparsa in uno degli ultimi comunicati della comunità riguardo a delle fumigazioni fatte per distruggere le piantagioni di coca, ma che in realtà avevano colpito e distrutto le coltivazioni di manioca, di riso, di mais e rovinato le piante di cocco ed altri alberi, nonché l'erba per il pascolo del bestiame e gli ortaggi. Abbiamo quindi documentato con un filmato e delle foto i danni subiti da tre famiglie, non appartenenti alla comunità, ma che si erano rivolte alla stessa per denunciare il fatto. L'area è apparsa bruciata dal veleno, cosparso con un piccolo aereo in un'area vastissima che va dalla Resbalosa sino a Nain, verso la diga di Urra1.
Dai racconti della gente sembra che la parte da noi filmata sia stata la meno danneggiata, ma invece più a sud, verso la diga, tutto sia stato distrutto dal veleno e addirittura tre vitelli sarebbero morti. Una delle famiglie incontrate era presente al momento della fumigazione ed è dovuta correre al fiume perché il veleno bruciava gli occhi e la pelle. Un'altra, che non era presente, ma che al rientro a trovato tutto bruciato, sta attualmente consumando manioca avvelenata non avendo possibilità, al momento, di comprare altro cibo.
Nella stessa vereda, alcune  settimane prima , nonché alcuni giorni antecedenti al nostro arrivo, gli elicotteri dell'esercito avevano sparato indiscriminatamente contro alcune case e nel mezzo della foresta utilizzando razzi e mitragliate mettendo a rischio la vita della popolazione. Durante i giorni di permanenza dei volontari alcuni elicotteri hanno sorvolato più volte la zona, apparentemente atterrando in cima ad alcune montagne forse per rifornire o scambiare le truppe in terreno.
Il progetto della Mula Biblioteca è stato portato avanti in tutte e tre le veredas, dove sono stati portati nuovi libri, che sempre incantano le famiglie.
Salutiamo Elena, che in questi giorni ritornerà in Italia, e la ringraziamo per la sua preziosa presenza a San Josesito. Aspettando il ritorno di Andrea, Monica e Alice saranno impegnate in un accompagnamento nell'area di Cordoba.