Ottobre 2011

APPROFONDIMENTO CONTESTO

Il 13 ottobre 2011 le prime pagine dei giornali hanno dato spazio alla tanta discussa ratifica ufficiale del Trattato di Libero Commercio (TLC) tra Colombia e Stati Uniti che oramai sembrava dimenticato.

E' un accordo commerciale che il governo americano ha firmato con differenti paesi dell’America Latina e del Centro America (Ecuador, Perú, Costa Rica, Nicaragua, Repubblica Dominicana) per l’apertura di nuovi canali di scambio di beni e servizi, per l’abbattimento di barriere in entrata/uscita e per stimolare gli investimenti privati, all’interno di un sistema di regole definito per mutuo accordo, e si inserisce nel più ampio progetto americano di creazione di un'area di paesi latino-caraibici (ALCA, di cui già il Plan Colombia di Uribe faceva parte) per l'ampliamento del libero mercato a vantaggio della delocalizzazione delle grandi imprese statunitensi.
Da quel lontano novembre del 2006, quando nella città di Cartagena gli allora presidenti George W. Bush e Alvaro Uribe diedero vita al TLC, sono passati ben cinque anni, anni durante i quali l'accordo venne approvato dal Congresso Colombiano e dalla Corte Costituzionale, ma che ricevette sempre le perplessità del Congresso Americano, che giudicava troppo compromettente stringere accordi bilaterali con un paese il cui rispetto per i diritti umani e la lotta al narcotraffico non possedeva basi solide e nel quale non sembravano vedersi miglioramenti.
Ebbene sono state proprio le promesse fatte dall'attuale presidente colombiano Santos, che hanno sciolto le resistenze del Congresso Americano: il 13 ottobre 2011 la Camera del Rappresentanti e il Senato statunitense hanno approvato il testo definitivo, smossi dagli ennesimi impegni di una maggior protezione dei diritti lavorativi e sindacali riconosciuti a livello internazionale e di prevenzione contro le violenze sindacali che in Colombia raggiungono livelli altissimi.
Le previsioni fatte in questi cinque anni sugli effetti dell'entrata in vigore del TLC furono molte. Molti economisti prevedettero un effetto positivo per la struttura produttiva del paese e un incremento del 1% del Prodotto Interno Lordo ogni anno dall'entrata in vigore, riflettendosi poi in una crescita dell'occupazione. I fattori esterni che hanno permesso di poter essere così ottimisti sono cambiati in questi lunghi anni: se prima del 2001 nessuno parlava di recessione o di tassi preoccupanti di disoccupazione negli Stati Uniti, oggi dopo la grande crisi economica, che non ha risparmiato neanche la grande potenza, la situazione cambia e non esclude una nuova recessione economica per la quale la Colombia si augura non si decidano di attuare politiche protezioniste.  
Molte organizzazioni hanno alzato la voce per mettere in luce come questo accordo sia in realtà una ulteriore forma di ingerenza degli Stati Uniti nei mercati colombiani, vista la netta potenza di questo primo, il quale trarrebbe tutti i vantaggi ad allargare i propri confini commerciali in un paese la cui manodopera si trova a prezzi stracciati, ricco di materie prime e di un appetibile assenza di diritti sindacali. In un articolo per NazioArtEan, il Movimento delle Vittime di Stato Colombiano ha espresso il suo dissenso per questo TLC che, secondo la loro opinione, si aggiunge al più ampio progetto di violenza statale che più o meno velatamente agevola le attività private imprenditoriali, violando il diritto d'associazione e perseguendo l'attività sindacale.   Tutto questo la Rete Colombiana di Azione di Fronte al Libero Commercio (RECALCA) lo ha ribadito in un comunicato ufficiale che si conclude con l'esternazione di una grande preoccupazione per i passi indietro che si stanno facendo nell’applicazione di politiche pubbliche di sviluppo e benessere sociale, se mai passi avanti se ne erano fatti.
Sulla stessa linea di pensiero si trova anche la Central Unitaria de Trabajadores (CUT), una delle maggiori sigle sindacali del Paese, secondo la quale il settore agricolo, che è la più grande fonte e forma di sostentamento per la maggior parte dei campesinos colombiani, subirà enormi svantaggi, in quanto i lavoratori colombiani non sono sussidiati, rispetto a quelli statunitensi; ciò probabilmente si rifletterà in una perdita di maggior competitività e di perdita di posti di lavoro. Secondo un articolo, pubblicato sul settimanale colombiano “La Semana”, i prodotti che subiranno i maggiori svantaggi dovuti all'arrivo delle importazioni statunitensi saranno il riso, che vedrà il suo prezzo precipitare, i latticini che non vedono i produttori preparati a dover far fronte a nuovi prezzi più competitivi e la carne, di cui gli Usa sono i primi produttori al mondo e il mais.
Possono dormire per ora sonni tranquilli i combustibili fossili, di cui la Colombia è il sesto produttore al mondo e che continuerà ad essere una delle più grandi voci di entrata nel bilancio statale (sempre che gli Stati Uniti non decidano di diminuire la loro dipendenza dai combustibili fossili, per cercare vie alternativi di energie rinnovabili), la frutta, il caffè e lo zucchero, per i quali si prevede un esponenziale aumento delle esportazioni nel grande mercato nord americano.  
Poco convincenti sembrano quindi essere le promesse dei presidenti statunitense e colombiano per i quali il TLC sembrerebbe un buon punto di partenza per agevolare le popolazioni più vulnerabili e più povere e perciò rimangono “egoiste” le argomentazioni che invece i grandi industriali uniti nell'Associazione degli Industriali (ANDI) apportano  al TLC, considerandolo una grande opportunità per essere più competitivi e più produttivi, oltre che un grande stimolo per la costruzione di nuove infrastrutture, e potremmo senza dubbio aggiungere per richiamare gli investimenti esteri delle grandi multinazionali, liberalizzando senza ritegno l'accesso alle risorse naturali, che sono l'unica fonte di sostentamento per la maggior parte della popolazione colombiana.
Sembra essere questo l'ennesimo tentativo degli Stati Uniti di cercare di barcamenarsi in una crisi che li sta travolgendo ogni giorno di più; la Colombia per ora non sembra ricordare il tragico destino di quel milione e trecentomila messicani che, a seguito della ratifica del TLC tra Messico e Usa nel 1994, persero il posto di lavoro e di quelle numerose aziende locali che dovettero lasciare spazio all'arrivo di nuove elite straniere. Il governo colombiano sembra non ricordarsene, o forse sarebbe meglio dire sembra non voler dargli importanza.

SITUAZIONE ATTUALE - CONDIVISIONE e LAVORO - VOLONTARI

Il mese di ottobre ha visto i volontari di Operazione Colomba impegnati in un solo accompagnamento, nella seconda parte del mese, nell'area di Cordoba, questo per conciliare i nostri spostamenti  con l'arrivo di Monica e Marco e la successiva partenza di Andrea ed Emanuele.
Nella prima metà del mese i volontari sono rimasti per la maggior parte del tempo a San Josesito, condividendo la quotidianità con le famiglia della Comunità.
Soprattutto dopo la morte di un anziana, nostra vicina di casa, le relazioni con la famiglia della defunta sono diventate molto forti, con visite giornaliere e lunghe chiacchierate che si sono estese, in seguito, anche alla famiglia vicina, dove un ragazzino, a causa di una frattura alla gamba, si trovava costretto a rimanere sempre a casa annoiandosi molto.
Abbiamo così trascorso interi pomeriggi giocando con lui e altri bambini riuscendo anche a coinvolgere molti adulti. Inoltre in questo mese si è cercato di introdurre alcune professoresse della scuola a svolgere delle attività nella biblioteca della comunità, che per la maggior parte del tempo rimaneva inutilizzata. Per questo il Consiglio, assieme all'associazione Juegos de Palabras, responsabile della sua costruzione e delle sue ricchezze, ha ritenuto opportuno chiedere a Operazione Colomba di cercare di coinvolgere bambini e ragazzi nell'utilizzo della biblioteca, perché potessero crearsi forme “alternative” di educazione.
Le attività sono state molteplici come la lettura di libri, la visione di alcuni cartoni animati ma anche molto gioco libero per dare la possibilità a loro di scoprire molte cose nuove. Anche le stesse maestre della scuola si sono molto divertite e speriamo che questo progetto continui e che sia l'inizio di un'attività costante.
L'accompagnamento nella regione di Cordoba ha visto i volontari impegnati per una decina di giorni, visitando alcune veredas della Comunità.
Come sempre l'accoglienza delle famiglie è molto calorosa e l'attività della “mula biblioteca”ogni volta incanta grandi e piccini che trascorrono molto tempo, tra un lavoro e un altro, leggendo e fantasticando tra le pagine. Una volta rientrati a San Josesito Marco è rientrato in Italia: lo ringraziamo per la sua breve ma sempre importante presenza.