di Giuseppe Santaguida
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Il Cile è un Paese di 18 milioni di abitanti. Al suo interno vivono 10 minoranze etniche ufficialmente riconosciute dalla Ley Indigena 19.253, ma non dalla Costituzione. Secondo un censimento del 2017, esse rappresentano circa il 12,8% della popolazione. Tra queste, la più numerosa è quella dei Mapuche. Il Wallmapu è il territorio ancestrale di questo popolo, che in passato comprendeva i territori della parte centrale del Cono Sur, attraverso gli attuali stati di Cile e Argentina: dal fiume Limarí, fino all’arcipelago di Chiloé, dalla Provincia di Buenos Aires fino alla Patagonia. Tuttora, in Cile questo territorio corrisponde alla cosiddetta “Macrozona Sur”, che comprende le regioni del Biobío, Araucania, Los Riós e Los Lagos. Questa macroregione è tradizionalmente segnata dal “conflitto mapuche”, un conflitto di lunga data che vede le comunità indigene contrapporsi quotidianamente agli interessi di molte aziende private e allo Stato cileno. Nella loro millenaria storia, i Mapuche hanno dovuto resistere a diversi tentativi di invasione. I primi furono gli Inca, che non riuscirono mai ad espandere il loro impero a sud del fiume Biobío. In seguito, gli Spagnoli cercarono di invadere i territori a sud in cerca di metalli preziosi. Anche in questo caso, i Mapuche opposero una fiera resistenza, tra le più eroiche mai attuate nelle Americhe, costringendo gli invasori europei a rivedere le loro pretese. Raggiunta la sua indipendenza, la Repubblica del Cile decise di mettere fine una volta per tutte alle aspirazioni di libertà di questo popolo, attraverso una campagna militare che verrà definita “Pacificazione dell’Araucania”.
L’intervento pose fine all'indipendenza del popolo mapuche e ridusse il loro territorio a poche centinaia di ettari, confinando i superstiti nelle riserve. Da allora il popolo mapuche è costretto a lottare per veder riconosciuti i propri diritti culturali, territoriali ed economici. Nel corso del tempo, molte terre mapuche sono state vendute ad aziende attive soprattutto nel campo della silvicoltura. Queste aziende hanno disboscato le foreste native e sostituito le piante autoctone con piante di pino ed eucalipto, alberi non originari del Cile e che necessitano di molta acqua, causando frequenti periodi di siccità che impediscono agli abitanti di irrigare i campi e dissetare gli animali. Inoltre, i Mapuche sono un popolo la cui spiritualità è fortemente legata al rispetto della Madre Terra (“mapuche” significa letteralmente “popolo della Terra”). Credono che all’interno dei boschi e lungo le rive dei fiumi abitino forze ancestrali che vengono scacciate dallo sfruttamento continuo delle risorse naturali. Al giorno d’oggi, i territori del Wallmapu sono profondamente segnati da questo conflitto. Si registrano continui episodi di violenza legata alle dispute territoriali e alle tensioni tra comunità indigene e settori industriali, a cui le forze dell’ordine rispondono con un uso eccessivo della forza. Questa situazione ha fatto sorgere forti preoccupazioni per la sicurezza e la criminalità che hanno portato ad una progressiva militarizzazione delle regioni dell’Araucaria e del Biobío e alla dichiarazione dello stato di emergenza.
Cap. 1 UN POPOLO IN MARCIA
Per anni i Mapuche hanno subìto l’emarginazione sociale, economica e culturale. Le loro comunità sono state ghettizzate e impoverite. In molti hanno lasciato la vita a contatto con la natura per lavorare in città. Il peso della discriminazione li ha portati a non indossare più gli abiti tradizionali, a non parlare mapudungun, a cambiare il proprio cognome e a lasciare la propria spiritualità per abbracciare il cristianesimo. Nel tentativo di riappropriarsi delle terre usurpate, molte comunità mapuche hanno deciso di occupare ettari di terreno appartenenti soprattutto a latifondisti e imprese forestali. Alcuni scelgono la via istituzionale, attraverso l’ausilio di istituzioni come la CONADI (Corporación Nacional de Desarrollo Indígena), altri intraprendono una lotta ferma ma nonviolenta, altri ancora scelgono la strada dei sabotaggi e dell’autodifesa armata. La rivendicazione è territoriale, ma anche culturale. Generalmente, durante le occupazioni di terreno, la comunità inizia a istallare una ruka (tipica casa mapuche) e un nguillatuwe (complesso cerimoniale), a coltivare la terra in maniera più sostenibile, ma, soprattutto, avvia progetti di riforestazione di piante native. Inoltre, sempre più Mapuche decidono di studiare il mapudungun e iniziano un processo di riscoperta culturale e spirituale. Di fronte a queste rivendicazioni del popolo mapuche, lo Stato cileno spesso risponde con violenza, attraverso sgomberi delle comunità in occupazione territoriale e cariche durante le proteste, nonché frequenti arresti di autorità e attivisti mapuche. Dal 2022 le regioni dell'Araucania e del Biobío sono sottoposte ad uno stato di “excepción de emergencia”, che prevede una costante militarizzazione attraverso l’impiego dell’esercito per svolgere compiti non di sua competenza, offrendo sostegno logistico e mezzi alle forze dell’ordine. Per i Mapuche il ricorso alla violenza è parte integrante della cultura delle forze di polizia e degli altri apparati dello Stato. Questo retaggio si può riscontrare anche in diverse leggi approvate recentemente che tendono a esacerbare la componente punitiva delle pene e a legittimare sempre di più l’uso della forza. In particolare, alla Legge 21560, detta “Ley Nain Retamal”, che consente la legittima difesa privilegiata per gli agenti di polizia, ampliando la possibilità di ricorrere all’uso delle armi in caso di rischio percepito, la Legge 21488 sul “Robo y hurto de madera” che ha aumentato le pene previste per il furto di legname, sia pecuniarie che carcerarie, e la cosiddetta legge “Anti tomas”, che ha ampliato la discrezionalità delle forze dell’ordine nell’effettuare gli sgomberi forzati dei terreni e degli immobili occupati.
11/09/2023 Valdivia, Cile Durante la marcia organizzata per la commemorazione dei 50 anni dal colpo di stato, una manifestate espone un cartello che chiede giustizia per la morte di Pablo Marchant, giovane Mapuche militante della CAM (Coordinadora Arauco Malleco), colpito alla testa da un proiettile nel 2021 durante uno scontro con le forze dell’ordine. Sebbene la dittatura di Pinochet sia finita nel 1990, per alcuni Cileni il ricorso alla violenza è ancora parte integrante della cultura delle forze di polizia. Questo è particolarmente evidente nel cosiddetto conflitto tra Stato cileno e popolo mapuche.
25/10/2023 Temuco, Cile Una donna sventola la bandiera mapuche di fronte al palazzo della Regione dell’Araucania durante una manifestazione indetta da diverse comunità contro una serie di leggi approvate dallo Stato cileno: in particolare, la cosiddetta “Ley Nain Retamal”, la legge sul “Robo y hurto de madera” e la cosiddetta legge “Anti tomas”.
25/10/2023 Temuco, Cile Manifestanti Mapuche protestano di fronte al palazzo della Regione dell’Araucania durante una manifestazione contro le ultime leggi approvate dallo Stato cileno.
25/10/2023 Temuco, Cile Manifestanti mapuche sfilano di fronte alla sede regionale della CONADI (Corporación Nacional de Desarrollo Indígena) organo statale nato per promuovere e coordinare piani di sviluppo per persone appartenenti ai popoli indigeni del Cile. Al giorno d’oggi, sono in corso diversi programmi statali per cercare di risolvere molti dei conflitti fondiari e migliorare le condizioni economiche e sociali delle comunità mapuche. Tuttavia, nonostante le risorse destinate, questi programmi non hanno apportato un miglioramento significativo delle condizioni di vita dei beneficiari e le disuguaglianze economiche e sociali rimangono preoccupanti.
25/10/2023 Temuco, Cile Manifestanti mapuche in marcia di fronte alla sede regionale della PDI (Policia de Investigaciones de Chile) durante una manifestazione contro le ultime leggi approvate dallo Stato cileno
25/10/2023 Temuco, Cile Manifestanti mapuche vengono respinti con lanci di lacrimogeni di fronte alla sede regionale della PDI (Policia de Investigaciones de Chile) durante una manifestazione contro le ultime leggi approvate dallo Stato cileno.
25/10/2023 Temuco, Cile Una ragazza sfila durante una marcia di protesta per le vie di Temuco, esponendo un cartello contro la cosiddetta “Ley de usurpación” o “Ley anti tomas” che prevede di ampliare la discrezionalità delle forze dell’ordine nell’effettuare gli sgomberi forzati di terreni e immobili occupati dalle comunità Mapuche. Nel suo disegno originario, la legge avrebbe anche consentito ai proprietari di provvedere privatamente a tali sgomberi, anche ricorrendo all’uso della forza. Il testo era stato approvato da entrambe le Camere, ma il presidente Boric ha posto il veto sull’articolo relativo all’autodifesa dei proprietari privati.
25/10/2023 Temuco, Cile Una bambina si siede in strada di fronte al palazzo della Regione dell’Araucania, durante una manifestazione contro le ultime leggi approvate dallo Stato cileno.
07/03/2024 Victoria, Cile Blindati del C.O.P., forza speciale per il controllo dell’ordine pubblico nelle strade di Victoria. Le forze speciali sono entrate in azione per eseguire un arresto durante una manifestazione pubblica convocata davanti al tribunale, in occasione di una sentenza ad imputati mapuche in recuperación territorial.
07/03/2024 Victoria, Cile Proiettili di gomma sparati dalle forze dell’ordine sui manifestanti nel tentativo di eseguire un arresto durante una manifestazione pubblica convocata davanti al tribunale, in occasione di una sentenza ad imputati mapuche in recuperación territorial.
07/03/2024 Victoria, Cile Una donna viene assistita in pronto soccorso dopo essere stata colpita dallo spray al peperoncino lanciato dai carabineros. Le forze dell’ordine hanno cercato di disperdere la folla nel tentativo di eseguire un arresto durante una manifestazione pubblica convocata davanti al tribunale, in occasione di una sentenza ad imputati mapuche in recuperación territorial.
07/03/2024 Victoria, Cile Una donna viene assistita in pronto soccorso dopo essere stata colpita dallo spray al peperoncino lanciato dai carabineros. Le forze dell’ordine hanno cercato di disperdere la folla nel tentativo di eseguire un arresto durante una manifestazione pubblica convocata davanti al tribunale. Alle sue spalle un cartello che recita “I Popoli Originari hanno diritto a ricevere un’assistenza sanitaria con pertinenza culturale”
08/03/2024 Temuco, Cile Donne mapuche in corteo durante la marcia dell’otto marzo a Temuco.
08/03/2024 Temuco, Cile Durante la marcia dell’otto marzo, una ragazza sfila imbracciando un wino, mazza utilizzata per giocare a palin. Il palin è un’attività tradizionale mapuche, con finalità religiosa e sportiva. Molto simile all’hockey su prato, è riconosciuto come il principale sport indigeno del Sud America. Nonostante originariamente fosse praticato da entrambi i sessi, a causa dell’influenza occidentale, il palin è diventato appannaggio esclusivo degli uomini. Da qualche anno un gruppo di donne mapuche sta cercando di esercitare una “recuperación cultural” organizzando partite femminili.
08/03/2024 Temuco, Cile Donne mapuche in corteo durante la marcia dell’otto marzo a Temuco.
08/03/2024 Temuco, Cile Una ragazza stringe tra le mani la bandiera mapuche durante la marcia per l’otto marzo a Temuco.
Cap. 2 IDENTITÀ IN CARCERE
Chi percorre le strade del sud del Cile può notare con facilità che le zone interessate dal conflitto sono costellate da bandiere blu, simbolo che in quel luogo è in atto una recuperacion territorial. Così come le storie di chi le abita sono costellate di episodi di violenza e soprusi. L’escalation del conflitto porta con se morti, feriti e numerosi arresti. Se, da un lato, la lotta per la terra coinvolge soprattutto le zone agricole e produttive del Wallmapu, dall’altro, dal punto di vista istituzionale, il terreno dello scontro si sposta nelle carceri e nelle aule di tribunale. La sempre maggiore presenza di detenuti di origine mapuche all’interno delle carceri cilene ha dato vita ad un altro tipo di lotta condotta all’interno delle prigioni. Una lotta che viene spesso realizzata attraverso lunghi scioperi della fame, il più delle volte ignorati dalle autorità e dalla politica cilena. La huelga de hambre è una tipologia di azione estrema, ma nonviolenta, che i detenuti mapuche hanno iniziato a intraprendere da diversi anni e ha già consentito loro di ottenere dei diritti che molto spesso media convenzionali e Gendarmeria (corpo di polizia penitenziaria) ritengono essere privilegi. Nella maggior parte dei casi, i detenuti cercano di ottenere migliori condizioni carcerarie e il diritto di poter continuare a vivere nel rispetto delle tradizioni e della cultura mapuche all’interno del carcere: nell’alimentazione, nella spiritualità e nel contatto con la terra. A tal fine, richiedono la costituzione di una sezione specifica destinata ai prigionieri mapuche nelle carceri, dove possano essere rispettate le prescrizioni della Convenzione ILO 169 sui popoli indigeni, ratificata dal Cile nel 2008, o in alternativa, il trasferimento nei pochi istituti penitenziari in cui esiste un modulo dedicato ai detenuti mapuche. Molti prigionieri mapuche affermano che esiste una modalità di scontare la pena molto più vicina al modo di vivere mapuche: il trasferimento in un CET (Centro de Educación y Trabajo), un centro in cui i detenuti possono terminare la propria condanna lavorando e in cui viene data la possibilità di lavorare la terra. Il rapporto con Mapu, la Terra, è viscerale nella cultura e nella spiritualità mapuche. Le cerimonie dovrebbero essere svolte all’aperto la mattina presto e i piedi dovrebbero stare a contatto diretto con la nuda terra. Tutto ciò è inconciliabile con gli orari di lavoro del personale del carcere e con gli spazi messi a disposizione. Spesso, infatti, i rituali si svolgono all’interno di una palestra o uno spazio privo di terra. Per questo motivo, chiedono l’individuazione, all’interno del carcere, di uno spazio all’aperto dotato di “pertinencia cultural”, ossia più adeguato alle esigenze, alle credenze e alle usanze del popolo mapuche. La preoccupazione per i diritti culturali in carcere non è semplicemente un capriccio. Una volta privato dei rapporti con la propria comunità, resi sempre più difficili dalle procedure carcerarie, alienato dalla propria cultura, dal proprio modo di vivere e, infine, privato del contatto con madre terra, un mapuche rischia di perdere il proprio “feyentún”. Il feyentún è un sistema di valori, credenze spirituali e azioni che collegano lo sviluppo della vita quotidiana con la cosmovisione mapuche. Senza la possibilità di sviluppare e coltivare il feyentún, il mapuche smette di vivere come mapuche, la sua vita viene privata di significato e la prigionia del corpo si trasforma in prigionia dello spirito. 17/01/2024 Concepción, Cile Murales su un muro di fronte al carcere di Concepción, dove sono reclusi undici detenuti in sciopero della fame, ai quali si sono aggiunti cinque detenuti nel carcere di Temuco. Per alcuni lo sciopero è durato più di 80 giorni, nella totale indifferenza delle Istituzioni. Oltre alla revisione
17/01/2024 Concepción, Cile Murales su un muro di fronte al carcere di Concepción, dove sono reclusi undici detenuti in sciopero della fame, ai quali si sono aggiunti cinque detenuti nel carcere di Temuco. Per alcuni lo sciopero è durato più di 80 giorni, nella totale indifferenza delle Istituzioni. Oltre alla revisione del processo di alcuni condannati, che secondo chi protesta sono stati giudicati colpevoli in assenza di prove chiare e certe, i detenuti cercano di ottenere migliori condizioni carcerarie e il diritto di poter continuare a vivere nel rispetto delle tradizioni e della cultura mapuche all’interno del carcere.
17/01/2024 Concepción, Cile Tende montate davanti al carcere di Concepción da familiari e persone vicine ai detenuti in sciopero della fame. I familiari sono rimasti nelle tende per tutta la durata della protesta, nonostante le pressioni da parte delle forze dell’ordine, che soprattutto nelle fasi iniziali volevano evitare l’istallazione di un presidio, e gli insulti di diversi passanti.
17/01/2024 Concepción, Cile Volontari di Operazione Colomba in visita al presidio permanente organizzato di fronte al carcere di Concepción a sostegno dei detenuti in sciopero della fame. Operazione Colomba è presente in Cile dal 2018 con l’obiettivo di monitorare la situazione del rispetto dei Diritti Umani nei confronti delle comunità mapuche nel sud del Paese e definire un modello di intervento per la trasformazione nonviolenta del conflitto
09/02/2024 Concepción, Cile Manifesto appeso all’entrata del tribunale di Concepción, in attesa della sentenza di revisione del processo di quattro detenuti mapuche in sciopero della fame.
09/02/2024 Concepción, Cile Presidio di fronte al tribunale di Concepción, in attesa della sentenza di revisione del processo di quattro detenuti mapuche in sciopero della fame.
09/02/2024 Concepción, Cile Familiari dei detenuti mapuche in sciopero della fame di fronte al tribunale di Concepción, in attesa della sentenza di revisione del processo di quattro detenuti.
09/02/2024 Concepción, Cile Javiera Plaza, werken (portavoce) dei detenuti mapuche in sciopero della fame, comunica il risultato della sentenza ai partecipanti del presidio di fronte al tribunale di Concepción. Data la presenza di errori procedurali durante il processo precedente, la corte si è pronunciata a favore dell’annullamento della sentenza, chiedendo l’indizione di un nuovo processo.
09/02/2024 Concepción, Cile Javiera Plaza, werken (portavoce) dei detenuti mapuche in sciopero della fame, comunica il risultato della sentenza alla stampa nazionale davanti al tribunale di Concepción.
09/02/2024 Concepción, Cile Manifestazione di ex prigionieri politici al tempo della dittatura in Plaza Independencia, indetta anche a sostegno dei detenuti mapuche in sciopero della fame nelle carceri di Temuco e Concepción.
12/03/2024 Temuco, Cile Manifesto appeso all’entrata del tribunale di Temuco, in occasione del processo a Hector Llaitul, portavoce e leader della CAM (Cordinadora Arauco-Malleco), organizzazione che rivendica la lotta armata come metodo legittimo di azione politica, considerata come terrorista dallo Stato cileno.
12/03/2024 Temuco, Cile Carabineros e forze speciali di gendarmeria (polizia penitenziaria) dispiegate all’ingresso del tribunale di Temuco, in occasione del processo a Hector Llaitul.
12/03/2024 Temuco, Cile Cerimonia spirituale per infondere forza all’imputato davanti al tribunale di Temuco, in occasione del processo a Hector Llaitul.
20/03/2024 Temuco, Cile Autorità e attivisti mapuche boicottano la seconda convocazione della consulta indigena sulla proposta di modifica del Reglamento de Establecimientos Penitenciarios. La consulta indigena è un meccanismo di partecipazione basato sul dialogo tra Stato e popoli originari, da applicare ogni qualvolta ci siano delle riforme che possano interessare le comunità. Si suppone che il processo possa permettere alle comunità di essere coinvolte nelle decisioni che riguardano il territorio in cui vivono. La consulta però è stata subito oggetto di critiche. Secondo i presenti, infatti, questo incontro mancava di rappresentatività e le modalità con cui è stato convocato non tenevano in conto delle specificità dei territori.
Cap. 3 CUSTODI DELLA TERRA
Secondo la cosmovisione mapuche, le antiche forze creatrici dell’Universo affidarono all’umanità la custodia di Mapu, la Terra. Gli uomini avrebbero potuto nutrirsi dei suoi frutti prendendo tutto ciò che era necessario per la loro sussistenza, rispettando, però, tutte le altre forme di vita. Per questo, il rispetto della Madre Terra è un elemento costitutivo della spiritualità mapuche. Secondo questa visione, qualsiasi essere o elemento naturale, sia esso animato o inanimato, è pervaso da un’energia o forza primordiale detta “newen”. Inoltre, all’interno delle foreste, lungo le rive dei fiumi, dentro i grandi vulcani o sulle cime delle montagne abitano gli spiriti antichi chiamati “Ngen”, che mantengono l'equilibrio e l'ordine tra la natura e gli esseri umani. Per questo motivo, ogni volta che un Mapuche entra in un bosco o oltrepassa un fiume saluta lo spirito che vi abita e ogni volta che taglia un albero, raccoglie dei frutti o uccide un animale chiede permesso e ringrazia la Natura per ciò che gli ha offerto. Questa visione del Mondo è inconciliabile con il modello estrattivista che ha dominato l’economia cilena a partire dalla dittatura fino ai giorni nostri. Attualmente, infatti, il cosiddetto “conflitto mapuche” è prima di tutto un conflitto tra comunità indigene e settori industriali (come imprese forestali, elettriche, minerarie o attive nell’itticoltura) e solo in secondo luogo con lo Stato, visto dai Mapuche come protettore dei grandi interessi economici. Le imprese forestali, ad esempio, disboscano le foreste native per istallare monocolture di pino e eucalipto destinate alla produzione di legname e cellulosa. Questa tipologia di coltura intensiva impoverisce il sottosuolo, riduce la disponibilità di acqua e non permette la creazione del sottobosco, estinguendo le piante che i/le “machi” (autorità spirituali mapuche) utilizzano per la creazione dei rimedi e della medicina tradizionale. Le miniere distruggono il terreno in ricerca di risorse e minerali preziosi. Le imprese elettriche, attraverso la costruzione di dighe, bloccano il flusso dei fiumi a valle, impedendo il passaggio di acqua e pesci, e inondano i territori a monte privando le comunità di terreni utili all’agricoltura o alla pastorizia. Infine, gli allevamenti intensivi di salmone inquinano le acque e rendono difficoltosa la pesca tradizionale. Non è raro, dunque, che alle rivendicazioni territoriali si sommino motivazioni di carattere ambientale e di tutela del territorio. La cosiddetta “Lucha por la Tierra” assume quindi un doppio significato nell’attivismo mapuche, mirando, da un lato, ad un processo di decolonizzazione improntato sulla restituzione delle terre sottratte dopo la “Pacificazione” e, dall’altro, all’abbandono dell’industria estrattivista attraverso la promozione di un modello di sviluppo economico più sostenibile che metta al centro i bisogni delle comunità locali e il rispetto per il territorio.
31/08/2023 Panguipulli, Cile Letto di un fiume interrotto da una diga nei pressi di Panguipulli, Regione de Los Rios. Bloccando il normale flusso d’acqua per circa sette chilometri, la diga ha causato diversi problemi ad almeno tre comunità locali. Lo sbarramento ha comportato l’eliminazione del pesce che costituiva una delle fonti principali di cibo per i Mapuche della zona. Inoltre, la scarsità di acqua a valle, soprattutto durante i mesi estivi, ha reso più difficile lo sviluppo delle attività agricole e dell’allevamento. Oltre all’impatto ambientale sulla biodiversità, occorre considerare anche la problematica culturale. Per la spiritualità mapuche, infatti, è di vitale importanza che l’acqua continui a scorrere. Per questo motivo le comunità affettate stanno lottando affinché l’impresa lasci passare una quantità maggiore di acqua aldilà della diga.
31/08/2023 Panguipulli, Cile Lago artificiale creatosi in seguito alla costruzione di una diga nei pressi di Panguipulli. A causa dello sbarramento del fiume, diversi terreni sono stati allagati, privando le comunità di spazi utili all’agricoltura o all’allevamento.
31/08/2023 Panguipulli, Cile Letto di un fiume interrotto dalla diga nei pressi di Panguipulli. Durate i mesi estivi il fiume è completamente in secca e la carenza di acqua a valle causa problemi per l’agricoltura e l’allevamento degli animali.
31/08/2023 Panguipulli, Cile Letto di un fiume interrotto dalla diga nei pressi di Panguipulli. Durate i mesi estivi il fiume è completamente in secca e la carenza di acqua a valle causa problemi per l’agricoltura e l’allevamento degli animali.
24/04/2024 Temuco, Cile Manifestanti mapuche protestano contro la realizzazione di una linea di alta tensione destinata a passare sul territorio di diverse comunità nei pressi di Temuco. La linea rientra all’interno di un megaprogetto più amplio che dovrebbe interessare l’intera Macrozona Sur. I manifestanti lamentano la totale assenza di informazioni sul progetto e la mancata convocazione di una consulta indigena sul tema.
24/04/2024 Temuco, Cile Autorità e attivisti mapuche consegnano un documento ufficiale alla CONADI (Corporación Nacional de Desarrollo Indígena) per protestare contro la realizzazione di una linea di alta tensione destinata a passare sul territorio di diverse comunità nei pressi di Temuco.
24/04/2024 Temuco, Cile Agenti dei Carabineros de Chile e polizia locale seguono il corteo di manifestanti per le strade di Temuco in occasione delle proteste contro la realizzazione di una linea di alta tensione destinata a passare sul territorio di diverse comunità della zona.
24/04/2024 Temuco, Cile Manifestanti mapuche protestano contro la realizzazione di una linea di alta tensione destinata a passare sul territorio di diverse comunità nei pressi di Temuco.
24/04/2024 Temuco, Cile Manifestanti mapuche protestano contro la realizzazione di una linea di alta tensione destinata a passare sul territorio di diverse comunità nei pressi di Temuco.
24/04/2024 Temuco, Cile Autorità e attivisti mapuche consegnano un documento ufficiale alla sede regionale del Ministero dell’Energia per protestare contro la realizzazione di una linea di alta tensione destinata a passare sul territorio di diverse comunità nei pressi di Temuco.
24/04/2024 Temuco, Cile Manifestanti mapuche protestano contro la realizzazione di una linea di alta tensione destinata a passare sul territorio di diverse comunità nei pressi di Temuco.
24/04/2024 Temuco, Cile In occasione di una manifestazione contro la realizzazione di una linea di alta tensione destinata a passare sul territorio di diverse comunità della zona, autorità e attivisti dimostrano vicinanza ai prigionieri di origine mapuche chiudendo simbolicamente la marcia di fronte al carcere di Temuco.
14/05/2024 Lebu, Cile Monocoltura di alberi di eucalipto nei pressi di Lebu. Nel corso degli anni molti territori mapuche sono stati acquisiti da imprese attive soprattutto nel settore della produzione di legna e cellulosa. Queste imprese hanno disboscato ettari di foreste di alberi nativi per sostituirle con boschi di pino e eucalipto. La diffusione di queste coltivazioni intensive ha generato problematiche ambientali e culturali. Gli alberi utilizzati necessitano di molta acqua e il loro continuo espianto non consente la crescita del sottobosco, impoverendo il suolo. Durante la stagione calda queste monocolture sono frequentemente colpite dagli incendi boschivi, mettendo in pericolo la vita di persone e animali. Dal punto di vista culturale, i mapuche credono che all’interno dei boschi abitino degli spiriti chiamati “Ngen”, che vengono scacciati una volta disboscato il luogo, mentre diverse autorità spirituali mapuche lamentano il fatto di non riuscire più trovare le piante medicinali utili alla creazione dei rimedi tradizionali.
14/05/2024 Lebu, Cile Monocoltura di alberi di pino nei pressi di Lebu.
15/05/2024 Lebu, Cile Monocoltura di alberi di pino nei pressi di Lebu in cui sono evidenti gli effetti della raccolta. L’espianto intensivo degli alberi impedisce la rigenerazione del sottobosco e impoverisce il suolo.