Report chiusura campagna 5000 firme per Jeten

Introduzione

Operazione Colomba, il Corpo Nonviolento di Pace dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, è un’esperienza aperta a tutti coloro che credono nella forza della nonviolenza e della riconciliazione quali strumenti atti a ripristinare la verità e la giustizia nell’ottica di risolvere i conflitti armati e di costruire una Pace duratura. Attuano interventi civili internazionali in zone di conflitto attraverso azioni di peacekeeping, peacemaking e peacebuilding.

In Albania, Operazione Colomba è presente dal Marzo 2010 ed opera nelle zone di Scutari,, Tirana e Tropoje attraverso:

  1. Monitoraggio e raccolta dati delle famiglie vittime del fenomeno delle vendette di sangue;
  2. Visite domiciliari alle famiglie coinvolte nelle vendette di sangue fornendo, in alcuni casi, assistenza medica, accompagnamenti in ospedale, anche di persone che rischiano di essere uccise a causa della loro situazione;
  3. Realizzazione di percorsi individuali e di gruppo sul tema della nonviolenza e della  riconciliazione con adolescenti, donne e uomini;
  4. Attivitá di sensibilizzazione della società civile sul fenomeno della gjakmarrje (vendette di sangue);
  5. Da più di un anno si realizzano manifestazioni mensili a Scutari, aperte a tutta la popolazione, con lo scopo di: far presente gli effetti negativi del fenomeno delle vendette di sangue; incentivare la popolazione civile a prendere una posizione contro il fenomeno; spingere la società civile ad uscire dall’indifferenza e a diventare promotrice attiva di cambiamento attraverso l’attuazione di un’azione nonviolenta contro il fenomeno delle vendette di sangue. Animare e coinvolgere la società civile significa responsabilizzare i cittadini, le istituzioni e lo Stato rispetto all’esistenza del fenomeno e al fatto che esso, direttamente o indirettamente, coinvolge l’intera collettività; alle violazioni dei diritti umani che il fenomeno comporta; alla capacità di utilizzare le risorse e le energie a disposizione per risolvere il problema in questione.

 

1. La campagna “5000 Firma për Jetën”

Il 12 marzo 2013, i volontari di Operazione Colomba  hanno promosso una campagna di raccolta firme denominata “5000 FIRMA PËR JETËN” (5000 firme per la vita). La campagna ha previsto la sottoscrizione di una petizione che in sintesi impegna il cittadino in coscienza a non usare la violenza in caso di conflitto e per queste ragioni chiede il sostegno diretto delle istituzioni per portare avanti questa scelta e nella lotta verso l’eliminazione del fenomeno. Si è consentito far apporre la propria firma ad ogni cittadino che ha dichiarato di aver compiuto il 16 anno di etá. Il testo della petizione che è stato sottoscritto afferma:
Io sottoscritto…… mi impegno personalmente a non usare la violenza contro la vita in caso di conflitto e sono contro la gjakmarrje. Chiedo che lo Stato mi sostenga in questa scelta di lotta contro l’isolamento delle famiglie in vendetta e che garantisca l’applicazione delle leggi e la certezza della pena..
Unë i nënshkruari……angazhohem personalisht qe nuk do përdori dhunën kundra jetes në raste të hasmerisë dhe jam kundra gjakmarrjes. I kërkoj Shtetit të më mbështese në këtë zgjedhje të luftës kundra ngujimit e të më garantoje aplikimin e ligjit dhe sigurine e drejtësise.

L’obiettivo della campagna è stato fissato in 5000 sottoscrizioni da raccogliere entro il 12 settembre 2013. Ogni cittadino ha potuto sottoscrivere la petizione scrivendo nome, cognome, luogo d’origine e firma. I cittadini al momento della sottoscrizione sono stati informati del fatto che le firme raccolte sarebbero state utilizzate al fine di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica attraverso i mass media, affinché vengano prese misure efficaci di contrasto al fenomeno della gjakmarrje. Per queste ragione, si consegneranno le firme raccolte, così come i risultati della campagna, in primo luogo al Presidente della Repubblica, al Primo Ministro, al Ministro degli Interni, al Ministro della Giustizia, all’Avvocato del Popolo e ad altre figure istituzionali, così come ai vescovi della Chiesa Cattolica del Nord dell’Albania.
Al fine di consentire la sottoscrizione della petizione anche a persone non residenti in Albania e permettere la più ampia partecipazione possibile anche fuori i confini nazionali la raccolta firme, è stata indetta on line all’indirizzo http://www.avaaz.org/en/petition/Albania_Stop_Murders_for_Revenge/, ed è stata promossa in lingua italiana attraverso il sito web ufficiale di Operazione Colomba al seguente indirizzo: http://www.operazionecolomba.it/italia/1548-5000-firme-per-la-vita-contro-le-vendette-di-sangue-in-albania.html. Alla campagna di raccolta firme è stata poi affiancata un ulteriore iniziativa ad essa collegata: chiunque è invitato a pubblicare sul proprio profilo Facebook la propria foto contenente il messaggio “unë jam kundër gjakmarrjes” (io sono contro le vendette di sangue) nella propria lingua madre. Inoltre, per offrire la massima visibilitá e diffusione della campagna è stato creata su Facebook una pagina apposita denominata “5000 FIRMA PER JETËN”. Le foto raccolte e pubblicate sono state innumerevoli, così come il numero di consensi e sostenitori .

1.1 Le motivazioni della campagna in 5 punti

L’idea di far sottoscrivere una petizione e di raccogliere le firme è maturata a seguito degli appuntamenti che si tengono mensilmente a Scutari al fine di ricordare tutte le vittime di hakmarrje (letteralmente “presa della vendetta”) e gjakmarrje (letteralmente “presa del sangue”), nonché per sensibilizzare la societá civile a prendere una posizione contro il fenomeno. Le ragioni che hanno spinto all’avvio della campagna si possono sintetizzare in 5 punti:

  1. La consapevolezza che non sia sufficiente il lavoro degli organismi di pacificazione, ma che occorra l’intervento dello Stato per eliminare definitivamente la pratica della gjakmarrje
  2. Richiedere misure di prevenzione e contrasto agli omicidi per hakmarrje e alla pratica della gjakmarrje che siano innovative, efficaci, durature e rispondenti alla situazione reale in cui gli episodi di conflittualitá si verificano
  3. Mostrare quanto ancora oggi il fenomeno sia presente, pervasivo, incisivo e in alcuni casi determinante nella vita delle persone
  4. Evidenziare che la società civile albanese percepisce il fenomeno della gjakmarrje come fattore lacerante e destabilizzante della vita e del benessere del Paese
  5. Trasmettere alle famiglie coinvolte nelle vendette di sangue e a tutti i cittadini speranza e senso di fiducia verso le istituzioni statali.
  6. Sottolineare come ci sia una parte di popolazione albanese attiva e decisa alla lotta contro le violazioni dei diritti umani, che le vendette di sangue comportano.

 

2. “NIENTE VALE PIU' CHE LA VITA”: I risultati della campagna e riflessioni

La campagna di raccolta firme è stata realizzata dai volontari di Operazione Colomba in un semestre e precisamente dal 12 Marzo al 12 Settembre 2013. I volontari impiegati, di nazionalitá albanese, kosovara, italiana, hanno svolto il loro lavoro totalmente gratuitamente e secondo la loro disponibilitá. L’operazione di raccolta firme ha richiesto e ha seguito le seguenti fasi: preparazione del materiale informativo (volantini e stampe) e dei fogli firma, sensibilizzazione e raccolta firme sul campo, informatizzazione dei dati, procedura di controllo delle firme, atta a verificare la loro comprensibilitá, validitá secondo i criteri definiti nel momento d’avvio della campagna ed eliminazione degli eventuali doppioni.
L’apertura dell’iniziativa è stata accompagnata dalla pubblicazione di un comunicato stampa in lingua italiana e albanese. All’indirizzo che segue, è possible visualizzare la pubblicazione effettuata dal  giornaleTirana Observer.
La raccolta delle firme si è svolta nelle aree di Scutari, della Malesi Madhe di Lezha, Laç e Tirana. A cadenza settimanale e plurisettimanale, i volontari dell’organizzazione sono stati presenti di volta in volta in cittá diverse delle aree sopra indicate, invitando i cittadini a firmare, coinvolgendoli a dialogare con loro sul fenomeno della gjakmarrje e sulla possibilità di trovare una soluzione a questa grave piaga. Moltissime persone sono state contattate, migliaia di volantini, contenenti informazioni e messaggi che invitano al rispetto della legalitá e dei diritti umani, sono stati distribuiti. Dal confronto con i cittadini è emerso non soltanto quanto il problema della gjakmarrje sia diffuso, ma quanto sia percepito come una piaga che mina nel profondo l’unitá e la stabilitá dell’intero Paese. Numerose sono state le persone che hanno affermato di essere coinvolte direttamente in un conflitto, di avere dei parenti o dei vicini di casa che hanno problemi di questo tipo o di conoscere famiglie che vivono in autoreclusione. Impressionanti i racconti che sottolineano le conseguenze della gjakmarrje sulla vita delle persone: povertá, degrado, isolamento, instabilitá e insanitá mentale, intere famiglie disgregate, mancanza di accesso all’istruzione e alle cure mediche. Persone giovani e meno giovani, sono d’accordo nel ritenere il fenomeno qualcosa di terribile e drammatico. Difatti, l’età, il genere e la provenienza dei cittadini che hanno sottoscritto la petizione finora dimostrano che il fenomeno viene percepito come un ostacolo al benessere individuale e comunitario, non solo nel Nord dell’Albania, bensì in tutto il Paese. I costi da pagare, a livello individuale e sociale, sono altissimi per tutti, non soltanto per coloro che sono coinvolti nelle faide di sangue. In modo particolare, i volontari impiegati nella raccolta firme hanno potuto constatare che nel complesso i cittadini hanno accolto in modo positivo le recenti modifiche al Codice Penale in materia dei reati contro la persona e dei crimini contro la vita compiuti per hakmarrje o gjakmarrje. Allo stesso tempo, i cittadini mostrano disillusione e poca fiducia sul fatto che realmente le cose possano cambiare in modo positivo.
Alla domanda su cosa occorrerebbe fare per prevenire ed eliminare il fenomeno della gjakmarrje, i cittadini hanno sottolineato la necessitá di una incisiva riforma della giustizia, di norme più stringenti di prevenzione e contrasto a tutte le forme di corruzione presenti talvolta in diversi settori dell’amministrazione pubblica. Inoltre, l’impressione generale è che non sia sufficiente concentrarsi sulla punizione del colpevole e quindi su una forma di giustizia retributiva, ma che occorra dedicare risorse e attenzione alle persone che subiscono direttamente gli effetti della gjakmarrje nella vita quotidiana. Infatti, la perdita di un familiare, di un congiunto, giá di per sè un evento doloroso, diventa tragica e drammatica quando è avvenuta per cause violente. Avviare percorsi di sostegno spirituale e psicologico, aiuti economici adeguati e sufficienti, supporto morale e sociale, il percepire la presenza efficace della comunitá e dello Stato contribuirebbero a far sentire meno sole nel loro dolore le persone che hanno perso un familiare a causa di un uccisione, e quindi potrebbero costituire un efficace disincentivo alla presa del sangue.
A conclusione di questo rapporto, Operazione Colomba richiede un intervento cooperativo di tutte le istituzioni statali, affinché sostengano l’impegno dei cittadini a non usare la violenza in caso di conflitto e a rispettare la vita umana in ogni caso. Inoltre, si auspica l’adozione e l’applicazione concreta di misure incisive di contrasto alle vendette di sangue e interventi di cura ed attenzione idonei per i familiari delle vittime di hakmarrje e gjakmarrje. Infine, ci si augura che lo slogan “Niente vale più che la vita”, pensato appositamente da alcuni giovani in faida di sangue, in occasione di una manifestazione contro la gjakmarrje, non solo possa divenire realtà, ma il principio che guida verso il futuro l’intera nazione Albanese.